Donne Atipiche - ADI-Media

Donne Atipiche

Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù, il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l’essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente.

Filippesi 2:5, 6

Ho sentito dire a una donna: “Immagino di non essere la tipica donna…”. Nell’abbandonarsi a questa confessione, alludeva al suo amore per lo sport e alla sua mancanza di sentimentalismo (facendo ricorso, come accade spesso, alla chiave ironica). Questo mi ha fatto riflettere: quante di noi si definirebbero donne tipiche? Normali? Che cosa intendiamo con questo termine? Ed essere tipica è una buona cosa?

Nelle mie conversazioni con donne di varie età, ho notato che abbiamo opinioni decisamente diverse a proposito del concetto di donna tipica, ma poche di noi credono di esserlo. Inizia una conversazione con una donna nella tua chiesa, chiedile tutto di sé stessa, scopri la storia della sua vita e di solito arriverai al punto in cui ti dice che si sente diversa da tutte le altre. Potremmo non sentirci speciali o uniche, ma molte di noi hanno la sensazione di essere inadatte o fuori posto.

Magari da bambina non ti piaceva giocare con le bambole, o forse ti piace maneggiare utensili elettrici. Potresti essere in imbarazzo quando sei con dei bambini, o forse hai l’allergia per lo shopping e ami lavorare il legno. Alcune hanno una fastidiosa sensazione d’inadeguatezza nel loro ruolo di mamme, hanno scarse abilità culinarie, sono state considerate un maschiaccio, oppure erano l’unica studentessa di matematica dell’intero college. Conosco molte donne i cui mariti parlano più di quanto non facciano loro, o hanno difficoltà a connettersi con altre donne, o presentano altre caratteristiche che non le fanno sentire come delle donne tipiche, alla luce dei concetti che hanno elaborato su questo tema.

Alcune sono felici di essere diverse dalla norma, e decisamente orgogliose, come se avvicinandosi maggiormente a ciò che è considerato maschile potessero ottenere più potere e una crescente considerazione. La loro visione della femminilità è ristretta e in qualche modo patetica, quindi si può comprendere il loro desiderio di prendere le distanze da questa identità frutto di un immaginario distorto. Altre sono tristi e persino vergognose del fatto che nessuno abbia insegnato loro come dovrebbe essere la femminilità, e ora si muovono a tentoni nell’oscurità, cercando di capire dove mettere i piedi.

Tutto tranne che “tipica”

Come cristiane godiamo del privilegio della rivelazione di Dio resa manifesta nella Sua Parola che ci aiuta a vivere in questo mondo, unitamente al beneficio della stessa creazione che ci rende parte del Suo disegno, e non abbiamo bisogno di conformarci a ciò che la nostra società definisce “tipico”. L’obiettivo di una donna cristiana non è quello di essere “tipica”, soprattutto se questo equivale a incarnare un tipo di donna molto sofisticata, iperfemminile, che arretra tra mille sdolcinatezze di fronte al duro lavoro e disconnette con frequenza il proprio cervello. Dov’è questo esempio di tipicità nella Bibbia? Grazie a Dio, non sono menzionati nemmeno gli svenimenti sui divani e le tipiche bellezze del sud. Piuttosto, viviamo la nostra vita in Cristo e perseguiamo la santità, e questo è tutt’altro che tipico.

Quando, da bambina, guardavo mia madre, figlia di un contadino, usare la motosega per tagliare dei tronchi secchi e caricarli sul rimorchio per poi accatastarli nella legnaia, stavo imparando a essere una donna. Quando l’ho vista preparare a casa il pranzo per una schiera di ospiti, stavo imparando a essere una donna. Quando l’ho sentita parlare della Bibbia con dozzine di altre donne nel nostro salotto ogni martedì sera, stavo imparando a essere una donna, poiché era una donna che faceva quelle cose. E, grazie a Dio, per me era molto di più: era una donna veramente cristiana.

Quando nelle Scritture leggiamo i racconti di donne fedeli al Signore, accade la medesima cosa: con il privilegio riservato allo spettatore, osserviamo delle donne particolari affrontare situazioni specifiche. Osserviamo le ostetriche ebraiche temere Dio più del faraone e, così facendo, salvare i figli degli Ebrei (Esodo 1:15-21). Vediamo Raab legarsi seriamente a Dio, esponendo la propria vita al pericolo a beneficio del Suo popolo (Giosuè 2 e 6:17-25). Mentre Sara crede che Dio le donerà un figlio contro ogni previsione umana (Ebrei 11:31); l’adolescente Maria magnifica il Signore nella prospettiva di un piano che la sovrasta enormemente (Luca 1:46–55) e Prisca rischia la vita per l’apostolo Paolo (Romani 16:3, 4).

In tutto ciò impariamo a essere donne, non seguendo un manuale di buone maniere ma imbattendoci in vari esempi di donne di Dio che si sono susseguite nei secoli. E apprendiamo che, lungi dall’essere “tipiche”, dobbiamo essere donne fedeli nella vita e nell’ambito delle circostanze in cui il Signore ci ha posto.

Mettere i sentimenti al loro posto

Mi chiedo se possiamo affermare concordemente che i vari stati d’animo legati alla nostra condizione di donne, non hanno alcuna influenza su ciò che siamo realmente. Potremmo essere preoccupate del fatto di non conformarci allo standard della società che ci circonda, ma Dio ci chiama a vivere in un modo che contrasta le aspettative di questo mondo. Perciò, nonostante la nostra presunta inadeguatezza, in realtà il Signore ci ha fatto un regalo. La sensazione di disagio che proviamo non cambia la realtà: noi siamo donne. Quando agiamo, quando facciamo qualunque cosa, lo facciamo come donne e diventiamo un esempio vivente che ispira la femminilità di quanti ci circondano, nel bene e nel male.

Come donne cristiane, stiamo spiegando alla gente com’è Dio. Non perché il Signore è una donna, ma perché portiamo la Sua immagine, siamo vestite di Cristo e il Suo Spirito opera in noi. Testimoniamo della vera natura del Salvatore attraverso tutto ciò che diciamo e facciamo. Come donna, sei una testimone essenziale dell’opera di Dio.

Detto questo, la tua vita come sta parlando agli altri del Signore? Quando viviamo in santità con le caratteristiche di cui Dio ci ha dotate, nelle circostanze in cui Egli ci pone, testimoniamo al mondo la verità che concerne il Signore. Quando indulgiamo in situazioni di compromesso, distorciamo la verità che Lo riguarda più da vicino. La cosa più incisiva che come don ne cristiane possiamo comunicare alle persone che ci circondano è che non siamo più schiave del peccato.

Non siamo mai impotenti di fronte al peccato, poiché lo stesso potere che ha risuscitato Gesù dai morti è all’opera in noi per modellarci. La storia che raccontiamo, quando sperimentiamo il ravvedimento e realizziamo una vera conversione, coincide con quella dell’Evangelo. È la cosa più autentica che possiamo esprimere con la nostra vita.

Non essere “tipica”

L’altra cosa ripiena di grazia che Dio ha fatto è creare un intero “corpo” per mostrare la Sua gloria. Sono così grata che le mie figlie abbiano molte altre donne cristiane da cui imparare oltre a me, donne la cui vita è segnata dall’ubbidienza a Dio. Attraverso di loro, vedono donne fedeli con capacità gestionali e organizzative, che navigano nella disabilità e che insegnano scienze e pianoforte, che amano stirare e che sono eccellenti cuoche. Sono atipiche perché qualunque cosa facciano, lo fanno per la gloria di Dio, e questo è davvero raro.

Quando rifletto sulle donne e sugli uomini che hanno avuto una grande influenza sulla mia vita, riconosco che non sono state personalità dall’umorismo disarmante o segnate da esperienze affini alle mie. In molti casi, non potevo assolutamente relazionarmi con loro. Non posso riferirmi alla contentezza di Betsie ten Boom in un campo di concentramento o al fatto che Elisabeth Elliot abbia saputo affrontare la perdita di un marito assassinato e prestare servizio a quelli che l’hanno ucciso. È proprio il fatto che io non riesca a relazionarmi ciò che fa di me una donna tutt’altro che tipica, più precisamente non mi fa avvertire il bisogno di essere normale o di emulare qualche modello. Nello stesso tempo però mi spinge a un maggior desiderio di santità. Nelle loro rinunce, i personaggi appena citati fanno riferimento a Cristo, il meraviglioso Sommo Sacerdote, che è il più atipico in assoluto.

Spero che questo incoraggi e faccia sentire libere tutte le donne che si sentono atipiche, poiché Dio non ci chiede di essere tipiche, ma ci chiama a essere Sue. Una vita di ubbidienza al Signore è il tipo di vita più audace che sia mai stato concepito. E mentre comanda la nostra sottomissione a Lui, alla Sua Parola e al Suo disegno, allo stesso tempo ci abilita in virtù del potere illimitato di Suo Figlio.

Domande di approfondimento

1. Ci sono situazioni in cui ti senti inadatta come donna?

2. La sensazione di essere una donna atipica e disadattata può trasformarsi alla luce di ciò che realmente sei? Chi decide quello che sei? Perché è una buona notizia per noi?

3. Come pensi che Dio potrebbe usare i tuoi sentimenti disadattati per onorarlo e glorificarlo? In che modo questi sentimenti potrebbero essere un dono in vista della tua cre – scita nell’ottica della devozione cristiana?

Articolo tratto dal libro “Donna Atipica”