John MacNeil: il gigante evangelistico di cui non avete mai sentito parlare - ADI-Media

John MacNeil: il gigante evangelistico di cui non avete mai sentito parlare

Si sente parlare poco dell’opera evangelistica in Australia, soprattutto in un modo accessibile al credente medio. Una parte emozionante di questa storia è l’enorme lavoro della “missione evangelistica interna” svoltasi nel XIX secolo, quando le chiese si affannavano per stare al passo con l’esplosione demografica europea la cui popolazione che si diffondeva in tutto il continente e si concentrava in poche città, trasformandosi da piccoli insediamenti a vivaci cittadine fino a moderne città di centinaia di migliaia di persone in pochi decenni. Uno dei protagonisti di questo periodo fu sicuramente John MacNeil (1854-1896), di cui ADI-Media ha pubblicato il libro dal titolo: “Vivere per lo Spirito”. L’autore era caratterizzato da alcuni elementi distintivi, propri di un credente autenticamente consacrato a Dio.

Lo Zelo

John nacque in Scozia, si trasferì in Australia ma tornò in Scozia per studiare teologia. Durante gli studi di teologia, il suo impegno nell’opera evangelistica nei bassifondi di Edimburgo ne risentì e lui soffrì molto per questo. Le lettere e i diari di John, citati a lungo nella biografia della vedova Hannah, sono pieni di ardente zelo, preghiere sincere, desiderio di conoscere Dio più profondamente e di essere più utile alla causa del Vangelo.

Infatti, John fu un evangelista appassionato, tenace e instancabile, che spesso percorreva enormi distanze a cavallo o in bicicletta in aree remote per predicare il Vangelo. Operò sia come pastore nella regione dell’Australia Meridionale, sia come evangelista nel selvaggio ovest delle città minerarie dell’Australia Occidentale, dove lui e Hannah trascorsero la loro luna di miele nel 1884 e dove tornò nel 1894. Inoltre, fu un evangelista itinerante che attraversava tutte le colonie australiane e persino il Mar di Tasmania.

L’originalità

MacNeil era quel tipo di evangelista che sembra comparire in ogni generazione: qualcuno che irrita l’uditorio e che si spinge oltre i limiti. La sua biografia contiene molte critiche affettuose, aspre e perplessità sul suo modo di agire; e altrettante scuse, concessioni e difese nei suoi confronti. “Aveva un modo di fare spontaneo e semplice che scandalizzava quelli che erano più convenzionali”, spiega Hannah. Racconta che amici e critici lo incoraggiavano regolarmente a essere “più cauto in futuro”. Ma…

era inutile cercare di bloccare il Vesuvio in eruzione e gli amici cominciarono a capire che sarebbe rimasto sé stesso nonostante tutto, e che bisognava lasciare al tempo e all’opera dello Spirito Santo il compito di ammorbidire quelle che lui stesso chiamava “escrescenze”.

L’autrice cita anche una delle sue lettere in cui John riferisce che la gente parlava di lui come di un “pazzo” o di uno “un po’ strampalato”… ma il Signore si usava di questo per far sì che più persone venissero a sentirlo.

Evangelista itinerante, rinnovamento e fondazione di chiese

La vita ministeriale di John seguiva uno schema: brevi periodi di servizio pastorale in chiesa seguiti da periodi più lunghi di ministerio itinerante. Rimase a Jamestown, nell’Australia Meridionale, per diciotto mesi, durante i quali la chiesa e le stazioni missionarie circostanti furono risvegliate dal Signore (1879-1881). Dopo un difficile periodo spirituale, tornò a Victoria, dove la sua famiglia era emigrata quando lui aveva cinque anni, per servire come evangelista, inizialmente alle dipendenze dell’Assemblea Generale di Victoria (1881-1883) e poi in modo autonomo, ma sempre appoggiato dall’Assemblea (1883-1885). Dopo un periodo di malattia debilitante, si trasferì a Sydney per aiutare a fondare una chiesa a Waverly (1885-1888) e, successivamente, a Victoria per svolgere opera di evangelista (1891-1895).

Il fatto che si sia preso un periodo di riposo per fondare una chiesa la dice lunga sulle enormi capacità ministeriali di John. E la chiesa di Waverly divenne un vero e proprio centro ministeriale in piena attività. Il suo slogan era: “Una chiesa non è un campo in cui lavorare, ma una forza con cui lavorare”. Hannah descrive le varie riunioni di chiesa durante il periodo in cui John fu ministro a Waverly:

  • Incontro di preghiera alle ore 07:00 di domenica,
  • Incontri tra giovani uomini e giovani donne alle 09:45,
  • Servizio di culto mattutino alle 11:00,
  • Riunione di preghiera per i monitori di Scuola Domenicale alle 14:30,
  • Scuola Domenicale e servizio speciale per bambini alle 14:45,
  • Preghiera per i monitori e i membri della Scuola Domenicale classe adulti alle 16:00,
  • Riunione di preghiera della comunità alle 18:30 prima del servizio di culto serale,
  • Servizio di culto serale alle 19:00,
  • Riunione dopo il servizio serale che terminava intorno alle 21:00,
  • Durante la settimana, la moglie di John, Hannah, organizzava un incontro tra donne il martedì pomeriggio,
  • I MacNeil ospitavano una “serata aperta a casa” in cui ricevevano i visitatori,
  • Servizio del mercoledì sera: una sorta di lettura e meditazione della Bibbia,
  • Riunione settimanale all’aperto condotta dai giovani della chiesa.

Quando il richiamo di un’opera evangelistica a più ampio raggio cominciò ad attrarre nuovamente il cuore di John, la chiesa cercò di trattenerlo ancora per un po’: assunse un giovane ministro per assisterlo e lo lasciò libero per sei mesi all’anno. Ma anche questo lo trattenne solo per altri diciotto mesi. Il suo lavoro evangelistico era influenzato dalla significativa eredità revivalistica calvinista scozzese e quindi risparmiato da alcuni dei peggiori eccessi ai quali è spesso associato il “revivalismo” di oggi.

Premillenarismo, seconda benedizione e guarigione miracolosa

    Una caratteristica peculiare dell’evangelismo di fine Ottocento è stato il grande interesse per le profezie della fine dei tempi e per il premillenarismo. Molti cercavano e raccomandavano anche un’esperienza di battesimo dello Spirito o di vita superiore, che avrebbero potenziato il credente e si aspettavano una guarigione fisica in risposta al giusto tipo di preghiera e di fede. La vita spirituale di John fu segnata da tutti questi aspetti. La crisi spirituale di cui sopra lo portò a esperimentare quella che lui considerava una seconda benedizione dello Spirito Santo; una dispepsia debilitante, che contribuì al suo ritiro dal lavoro itinerante nel 1884, presto non lo turbò più, cosa che lui attribuì alla “preghiera della fede”.

    Il Pentecostalismo, quando emerse davvero con il Risveglio di Azusa Street nel 1906, non nacque dal nulla. Esistevano già idee e movimenti proto-pentecostali. Da un lato, questi avvenimenti hanno certamente aggiunto ulteriore carburante all’intensità e alla frenetica attività evangelistica di John, anche se il suo temperamento devoto è stato sicuramente un fattore altrettanto importante. D’altro canto, queste esperienze aggiunsero anche un certo grado di travaglio alla sua vita spirituale, da cui una spiritualità profondamente plasmata dalle sue fondamentali convinzioni teologiche presbiteriane avrebbe potuto liberarlo.

    La morte

    John morì improvvisamente di aneurisma mentre era in missione nel Queensland. Aveva 42 anni. La parte conclusiva della biografia di Hannah è struggente. L’autrice descrive il desiderio del suo ritorno, la notizia della sua morte e la ricezione di numerose lettere calorose e gioiose, che John aveva spedito prima della sua morte e che arrivano una dopo l’altra, in attesa del suo ritorno a casa.

    Articolo tradotto e adattato da:

    John MacNeil: The Australian Presbyterian Evangelistic Giant You’ve Never Heard | Mikey Lynch, Direttore editoriale del TGC Australia.