Ubbidienza Radicale a una Chiamata Radicale - ADI-Media

Ubbidienza Radicale a una Chiamata Radicale

Tutto stava andando meglio di quanto ci si aspettasse. Do po la diaspora da Gerusalemme, Filippo aveva raggiunto Samaria, predicando Cristo: “mentre Dio stesso aggiungeva la sua testimonianza alla loro con segni e prodigi, con opere potenti di ogni genere e con doni dello Spirito Santo, secondo la sua volontà” (Ebrei 2:4). Non aveva dovuto fare i conti con la persecuzione; al contrario, i Samaritani avevano accolto e creduto al suo messaggio, erano stati battezzati in acqua e, in seguito alla visita di Pietro e Giovanni, avevano ricevuto la pienezza dello Spirito Santo. Non soltanto la forza oscura di Simone il mago era stata spezzata, ma il ministerio di Filippo aveva anche inondato la città di gioia. Sembra che ci fossero tutti i presupposti perché l’evangelista restasse ancora a lungo.

A questo punto della storia, sappiamo che Pietro e Giovanni lasciarono la città, continuando a predicare nei villaggi che avrebbero incontrato lungo la strada di ritorno verso Gerusalemme. L’opera di Dio stava prosperando in Samaria ed è probabile che i due apostoli avrebbero programmato presto un’altra visita a Filippo, o magari avrebbero spinto qualcun altro di Gerusalemme a recarsi in Samaria per predicare e insegnare ancora senza incorrere negli intoppi della persecuzione. A qualcuno degli altri apostoli avrebbe sicuramente fatto bene gustare i frutti del risveglio di Samaria senza il rischio di essere arrestati o percossi. Non ci sembra una buona idea? Ebbene, a volte i nostri piani sono totalmente diversi da quelli di Dio.

In Atti 8:26 leggiamo che, inaspettatamente, “un angelo del Signore parlò a Filippo così: ‘Alzati e va verso mezzogiorno, sulla via che da Gerusalemme scende a Gaza. Essa è una strada deserta’”. Cosa? Ci serve un momento per metabolizzare. Se proprio qualcuno doveva lasciare la città, l’evangelista era sicuramente l’ultima persona da scegliere. Perché non chiamare un uomo promettente tra i nuovi convertiti? Perché non un sostituto di Filippo? Che cosa sarebbe stato delle persone ancora fragili nella fede senza di lui? Sono sicuro che queste domande abbiano fatto capolino nella mente dell’evangelista e che, se questi si fosse confidato con qualcuno, il suo interlocutore sarebbe rimasto altrettanto spiazzato. Lo immaginiamo, anche se non abbiamo alcun dettaglio dell’immediata reazione di Filippo alle parole dell’angelo. Sappiamo semplicemente che si alzò e partì. Soltanto questo. Tante persone erano state guarite, i demoni scacciati, le folle battezzate; Pietro e Giovanni stavano sicuramente tornando a Gerusalemme con un ottimo ricordo di quei giorni in Samaria; Filippo, guidato da Dio, aveva riempito la città di gioia; ma ora doveva lasciarsi tutto alle spalle. Che cosa possiamo dire? Dio sa sempre quello che fa, anche quando noi non comprendiamo.

Quando un credente è chiamato a svolgere un compito, qualunque esso sia, una cosa deve essere chiara fin dall’inizio: è Dio a essere a capo dell’opera, non noi. Egli ha una conoscenza più grande, una visuale più ampia, una compassione più profonda, una pazienza maggiore e un amore infinitamente più alto di qualunque Suo servitore. È fondamentale che ogni ministro del Signore, già da quando muove i primi passi, sia consapevole che bisogna ubbidire a Dio perché è Lui che comanda, e non perché noi capiamo come funzionano le cose.

Ti è mai capitato di trovarti di fronte a una porta che, per quanto ti sforzassi, non c’è stato verso di aprire? Forse, con il senno di poi, ti sei reso conto che Dio ti ha spinto su un sentiero diverso perché tu potessi adempiere il Suo piano, un piano molto migliore del tuo. Isaia 30:21 ci assicura che, lungo la strada della volontà di Dio, “quando andrete a destra o quando andrete a sinistra, le tue orecchie udranno dietro a te una voce che dirà: ‘Questa è la via; camminate per essa!’”.

Filippo fu chiamato a lasciare una città benedetta per recarsi in un deserto. Stava passando dai riflettori all’ombra; dalla potenziale adulazione dei Samaritani, dal pericolo di compiacersi per le parole degli apostoli, e dal rischio di cadere nell’ambizione, al l’oscurità della strada per Gaza. Un eccellente esempio di ubbidienza radicale a una chiamata radicale. Mi chiedo se avrei fatto lo stesso. E tu? Filippo seguì il Signore, con o senza le folle. Sembra proprio che viveva unicamente per piacere al suo Salvatore; Gesù di Nazaret, il Figlio del Dio vivente.

Durante il viaggio, l’evangelista si imbatté in quella che doveva essere parte di una carovana di ritorno dall’Etiopia. “Lo Spirito disse a Filippo: ‘Avvicinati e raggiungi quel carro’” (Atti 8:29). Filippo, ubbidendo ancora, accorse e iniziò ad ascoltare le parole del viaggiatore, un eunuco etiope, che stava leggendo ad alta voce un passo di Isaia.

Fu così che Filippo rivelò la figura centrale di questa parte del l’autorevole capitolo 53 di Isaia: Gesù (cfr. Atti 8:35). Il ministerio dell’evangelista non si era fermato: aveva predicato Cristo alle moltitudini in Samaria; ora stava predicando Cristo a un solo uomo.

La stessa benedizione che aveva raggiunto Samaria ora era scesa su quell’uomo: un uomo di grande autorità, un “ministro di Candace, regina di Etiopia, sovrintendente a tutti i tesori di lei” (Atti 8:27). Potrebbe essere, allora, che Dio avesse usato Filippo non soltanto per predicare a Samaria, ma anche per introdurre il messaggio di Cristo nelle regioni più lontane del continente africano?

Filippo non mirava ad accrescere la sua fama, la sua carriera o il suo ministerio. Il suo servizio era guidato da Dio e dalla Sua compassione non soltanto per i grandi numeri di Samaria, ma anche nei riguardi di quel viaggiatore etiope. Sì, la sua conversione, nel tempo, potrebbe aver favorito la diffusione della buona notizia in una parte del continente; ma il Signore non mandò Filippo in Etiopia. Dio lo mandò all’eunuco, così che lui stesso potesse testimoniare alla sua gente. A questo punto potremmo chiederci come sarebbe stato possibile, per un cristiano come l’eunuco, appena convertito com’era, influenzare in maniera rilevante i suoi conterranei. In realtà, dobbiamo capire che Dio è sovrano, e non soltanto ha il potere di chiudere o aprire le porte come vuole per salvare i peccatori, ma Egli sa anche come mantenere saldi i Suoi figlioli. Per assicurarsi della robustezza della sua fede, Filippo avrebbe potuto seguire il ministro fino al suo ritorno in Etiopia; ma a Dio parve opportuno togliere l’evangelista dalla scena, e lo fece anche immediatamente. Egli è Colui in grado di guidarci e mantenerci fedeli nel modo migliore.


Tratto dal libro “Filippo: Disperso, Chiamato e Usato dallo Spirito Santo”

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