Un giorno, nell’autunno del 2008, mia moglie Meghan entrò nella nostra camera da letto sorridendo e mi mostrò dei foglietti. Aveva disegnato delle immagini in uno stile che imitava intenzionalmente l’arte di un bambino di cinque anni. Abbiamo imparato che l’arte che appare infantile è fonte di molta gioia e ha la sua bellezza; a volte, quindi, anche noi ci lasciamo trasportare.
Sul primo foglietto c’era scritto “un nuovo lavoro!”, e c’era un’immagine di un omino stilizzato che predicava da un pulpito. Era evidente che l’omino stilizzato fossi io. Avevo svolto il tirocinio pastorale nella Covenant Fellowship Church a Glen Mills, in Pennsylvania, e, dopo aver curato il gruppo dei giovani per un breve periodo, mi era stato chiesto di diventare l’anziano della chiesa. Avevo ventotto anni, il che significava che, a parte il titolo, non avrei avuto nulla di anziano. Eppure, in pochi mesi, avrei assunto un incarico ministeriale che mi avrebbe visto alla guida di un gruppo di credenti con esperienza e di gran lunga più numerosi del mio gruppo dei giovani. Ero emozionato e, al contempo, intimidito. Indipendentemente dal lavoro che si svolge, assumere un nuovo ruolo o affrontare un compito difficile, solleva sempre delle domande sul futuro: cosa succederà se fallirò o se avrò un crollo mentale? E se non fossi all’altezza? E se l’azienda chiudesse o mi licenziassero? Quando finirà questo incarico? Cosa farò dopo che lo avrò lasciato? E se nel frattempo questa responsabilità mi schiaccerà?
Martyn Lloyd-Jones, pastore della Westminster Chapel di Londra per quasi trent’anni, ha dedicato un intero capitolo alla paura del futuro nel suo libro Depressione Spirituale. In esso afferma che, quando riconosciamo l’importanza delle nostre responsabilità e siamo consapevoli della nostra debolezza e inadeguatezza rispetto al compito, spesso l’ansia per il futuro ci domina e ci opprime.
Giorni di benedizione
Sul secondo foglietto di Meghan c’era scritto: “Una nuova casa!”. C’era un disegno della casa in cui ci saremmo presto trasferiti, rappresentata in modo molto fantasioso, con grandi fiori e un sole in un angolo del cielo.
All’epoca eravamo cinque persone in famiglia e vivevamo a West Chester, in Pennsylvania, in una piccola casetta a schiera con due camere da letto. Eravamo una delle poche famiglie in crescita nel quartiere. Io e Meghan dormivamo in una camera da letto, i nostri due maschietti in un’altra e la bambina in un lettino da viaggio che entrava a malapena nel nostro piccolo bagno. Ricordo che i vicini ci guardavano divertiti mentre la nostra famiglia entrava e usciva dal nostro minivan: sembrava sempre un complicato numero da circo riuscire a incastrarci tutti.
Il nuovo lavoro ci aveva permesso di acquistare la nostra prima casa, ne avevamo trovata una nei pressi della chiesa. Una casa nuova è una grande benedizione, eppure acquistarne una solitamente porta con sé una serie di domande sul futuro: quanto è sicuro il nostro reddito? Dio provvederà a noi? E l’economia quanto è solida? E se la casa fosse strutturalmente instabile e ci crollasse addosso? E se la nostra esperienza fosse come in quel vecchio film di Tom Hanks, “Casa, dolce casa?”, in cui i protagonisti comprano un appartamento che sembrava bello, ma poi l’impianto idrico si rivela un disastro, le scale crollano, l’impianto elettrico va a fuoco e la vasca da bagno sfonda il pavimento?
Dall’ultimo foglietto ho appreso la notizia più emozionante: “un altro bambino!”. Sul bigliettino, Meghan aveva disegnato una famiglia con quattro figli. Oltre agli altri cambiamenti della vita, si aggiungeva l’indescrivibile gioia di avere un altro figlio che si univa alla famiglia.
I bambini hanno un modo unico di far emergere le nostre ansie sul futuro: nostro figlio sarà sano e si svilupperà normalmente? I miei errori come genitore rovineranno i miei figli? Amerà il Signore? In che tipo di mondo cresceranno i miei figli, considerando le sfide morali e i cambiamenti politici della nostra società? Quel giorno eravamo tutti insieme nella nostra stanza, consapevoli di essere immersi in un felice vortice di cambiamenti. Il futuro era avvolto da un’atmosfera di eccitazione, benedizioni, incertezze e sfide.
Meghan mi abbracciò e mi diede un bacio. Fu uno di quei momenti indimenticabili della vita, registrati nella mia memoria come un vecchio video amatoriale, con la voce di Daniel Stern della serie “Blue Jeans” che racconta la scena.
Fu un periodo di benedizioni per me quell’autunno del 2008 e il sentiero da percorrere era splendente.
Quando arrivano le prove
Quando ho iniziato a scrivere su come guardare al futuro con coraggio e sulle benedizioni che ci riserva il nostro futuro in Cristo, non avevo mai affrontato prove difficili nella vita. Avevo più familiarità con le sfide che derivano da “cambiamenti positivi”.
Ma poco dopo aver iniziato a scrivere, la nostra famiglia si è trovata ad affrontare la prova più dura che abbiamo mai sostenuto: alla nostra bambina di due anni, la più piccola dei nostri figli, è stato diagnosticato un cancro.
Quell’esperienza mi ha cambiato e ha inevitabilmente lasciato un’impronta su questo libro. L’estate del 2016 ha segnato i miei dieci anni di ministerio pastorale. Quel giugno è iniziato il mio anno sabbatico. Nei primi giorni di questo periodo, ho dedicato il mio tempo a studiare per scrivere questo libro. L’introduzione e i riassunti dei capitoli erano stati completati, l’editore aveva approvato la mia proposta ed ero ansioso di utilizzare la prima parte della mia pausa per approfondire il tema del futuro del credente in Cristo e del perché ogni cristiano dovrebbe guardare al domani con fiducia. Ho dedicato un giorno allo studio delle promesse di Dio. Un altro giorno al tema della seconda venuta di Cristo e alla risurrezione del corpo. Un’altra giornata l’ho trascorsa a studiare Romani 8.
Durante quella settimana, abbiamo notato che nostra figlia stava male. Si chiama Agatha, ma la chiamiamo Aggie. Aggie respirava affannosamente e aveva diversi linfonodi ingrossati sul collo e uno sul lato del torace.
La mattina dopo, avevo in programma un viaggio con mia moglie Meghan. Volevamo andare in una casa al mare per qualche giorno, per riposare e festeggiare i dieci anni precedenti di vita e di ministerio. Sabato sera tardi abbiamo deciso di portare Aggie in ospedale, soltanto per avere la certezza che fosse tutto a posto. Chiamai Marty Machowski, un caro amico, collega pastore e autore di talento. Marty scrive libri per i figli degli altri, quando si tratta dei miei, fa anche da babysitter in caso di emergenze. Quando Marty è arrivato a casa per occuparsi dei nostri figli, io e mia moglie siamo partiti per l’ospedale con Aggie.
Ho messo nella borsa i due libri che stavo leggendo quel giorno. Ci sono persone che vanno in giro senza portare con sé dei libri, ma io credo che sia un modo terribile di vivere. Uno era il prezioso libro intitolato Rejoicing in Lament: Wrestling with Incurable Cancer & Life in Christ (gioire nel lamento: lottare contro il cancro incurabile e la vita in Cristo), di Todd Billings , a cui fu diagnosticata una rara forma di cancro inguaribile. Stavo imparando da lui il ruolo del lamento nella vita cristiana e come affrontare il futuro con fiducia, nonostante le gravi sofferenze. L’altro era un piccolo libro di grande valore, scritto da Ray Ortlund , su Romani 8, intitolato Supernatural Living for Natural People (vita soprannaturale per persone naturali). Una delle frasi che avevo letto in quel libro era:
“Una ferma fiducia nelle amorevoli intenzioni di Dio e nella Sua cura premurosa ci dà la forza per affrontare qualsiasi cosa la vita ci riservi”.
Non sapevo cosa mi avrebbe riservato la vita in quello stesso giorno. Soltanto poche ore dopo aver letto quella frase, ci trovavamo in ospedale con Aggie. L’hanno fatta stendere sul letto e non riusciva a respirare. È stata immediatamente trasferita al PICU (Unità di terapia intensiva pediatrica), dove viene fornito il massimo livello di cure per i bambini malati.
È stata una lunga notte insonne e piena di lacrime, mentre pregavamo perché Aggie potesse sopravvivere. Siamo rimasti sconvolti e distrutti quando ci hanno detto che è affetta da un tipo di cancro chiamato linfoma linfoblastico a cellule T. Per le tre settimane successive, io e Meghan abbiamo vissuto in ospedale. Attualmente, Aggie sta seguendo un piano di trattamento biennale che prevede chemioterapia e visite mediche regolari.
Questo libro non è un’autobiografia, ma l’ho scritto nel mezzo di una battaglia molto personale per poter affrontare con fiducia il mio futuro. Spesso, la speranza e il coraggio che dovrei avere come cristiano mi abbandonano. Ho scritto in questi capitoli per ricordare più e più volte a me stesso le verità di cui ho bisogno.
Anche allora sarei fiducioso
Qualunque siano le circostanze che viviamo, Dio ha promesso di essere un aiuto sempre pronto nei momenti di necessità (Ebrei 4:16). Se fossimo lasciati a noi stessi, i nostri cuori sarebbero dominati dalla paura. Ma Dio non ci ha dato uno spirito di paura. Come dice l’inno “Tu sei fedel Signor”, il Signore ci dà “forza per oggi, speranza domani”. Gesù Cristo ci dona la forza per affrontare il futuro con fiducia.
Nel Salmo 27:3, il salmista afferma: “Se un esercito si accampasse contro di me, il mio cuore non avrebbe paura; se infuriasse la battaglia contro di me, anche allora sarei fiducioso”. Quando guardiamo al futuro, vediamo eserciti accampati contro di noi. Vediamo il nostro peccato, un mondo ostile a Dio, la creazione che geme sotto le conseguenze del peccato e il diavolo stesso che ci perseguita. Siamo sotto il fuoco incrociato. Ci sentiamo deboli. Sappiamo che ci attendono malattie, difficoltà e la morte. Mettiamo in dubbio la nostra forza spirituale e la nostra sicurezza. Il futuro sembra sfuggirci di mano. Ma in questi momenti, Cristo si avvicina a noi e ci aiuta a rialzare il capo. “Anche allora sarei fiducioso”. Questo è il grido di battaglia del cristiano: “Anche allora sarei fiducioso!”. “Fortificate le mani infiacchite, rafforzate le ginocchia vacillanti. Dite a quelli che hanno il cuore smarrito: ‘Siate forti, non temete!’” (Isaia 35:3, 4).
Il motivo della nostra fiducia è dichiarato nel Salmo 27:1: “L’Eterno è la mia luce e la mia salvezza; di chi temerò? L’Eterno è il baluardo della mia vita; di chi avrò paura?”.
Non sei senza luce nelle tenebre.
Non sei senza speranza.
Cristo è il baluardo della tua vita.
E come nostro rifugio, Cristo non viene a renderci la vita più facile, ma a difenderci dalla paura. Spesso, la nostra trepidante ansia per ciò che potrebbe accadere, è più opprimente del problema stesso. Per questa ragione, il nostro bisogno più grande non è tanto quello di essere liberati dalla presenza delle difficoltà, quanto da quella della paura del futuro.
Ottimismo spirituale
Chi è in Cristo ha tutte le ragioni per essere ottimista riguardo al futuro. La speranza domina la nostra prospettiva. Guardiamo al futuro con serenità. Consideriamo tutto ciò che potenzialmente potrebbe capitarci nella vita e sappiamo già di essere più che vincitori.
La Bibbia promuove l’ottimismo, ma si tratta di un ottimismo ben preciso. Non si tratta del pensiero positivo secolare, ma dell’ottimismo spirituale della fede cristiana. È un ottimismo che unisce realismo e dolore. Siamo “contristati eppure sempre allegri” (II Corinzi 6:10). “Nel mondo avrete tribolazione, ma fatevi animo, io ho vinto il mondo” (Giovanni 16:33). La sera alberga da noi il pianto, ma la mattina viene la gioia (Salmo 30:5).
L’ottimismo naturale è semplicemente una questione di temperamento e non è né una virtù né una qualità richiesta ai cristiani. Nella vita cristiana o nell’esercizio della fede, un ottimista per natura non ha alcun vantaggio rispetto a una persona che è pessimista per indole. La vera speranza cresce nelle difficoltà. È attraverso le lacrime del lamento che possiamo vedere più chiaramente la bellezza della nostra speranza.
Questo libro presenta il messaggio dell’ottimismo cristiano, basato sulla fiducia in Cristo, sulla Sua opera compiuta in passato e sulle promesse della grazia futura.
Lo scrittore cristiano Randy Alcorn afferma: “Grazie alla certezza del sacrificio espiatorio di Cristo e delle Sue promesse, il realismo biblico è ottimismo”.
In chiesa, di recente abbiamo cantato un inno di Mary Bowley Peters intitolato “Tutto andrà bene”. È stato di grande incoraggiamento ora che cerco di guardare avanti con fiducia.
Ci attende un futuro splendente,
tutto andrà bene.
La fede può cantare nei giorni di dolore:
“Tutto andrà bene”.
Affidandoci all’amore del Padre, possiamo cantare:
“Tutto andrà bene”.
Gesù provvede a ogni nostra necessità,
nella vita, nella morte,
tutto andrà bene.
Sì, alla luce del carattere e delle promesse di Dio in Cristo, tutto andrà bene! Il domani splendente è alle porte!
Il nostro futuro è più glorioso di quanto possiamo comprendere.
Il domani è pieno di gioia.
Come affrontare il domani senza paura
Il pastore Jared Mellinger ci guida attraverso le pagine della Bibbia per mostrarci che, in Cristo, il futuro è davvero radioso.
Capitolo dopo capitolo, l’autore:
• Smaschera i meccanismi della paura;
• Ci aiuta a guardare al futuro con gli occhi di Gesù;
• Mostra come la grazia di Dio ci attenda in ogni stagione della vita;
• Fa applicazioni concrete sulle nostre maggiori preoccupazioni;
• Ci orienta verso la speranza finale: il ritorno di Cristo e la certezza che Dio farà nuove tutte le cose.
Questo libro è un invito a smettere di fissare lo sguardo sulle incognite del futuro e a riposare, invece, nella fedeltà di Colui che tiene il domani nelle proprie mani.
Un messaggio per chi è stanco di vivere nell'ansia e desidera riscoprire la gioia di una speranza cristiana viva e concreta.