L'apostolo Paolo giunse ad Efeso “dopo aver attraversato le regioni superiori del paese”, cioè gli altipiani centrali dell’Asia minore, invece di seguire la strada principale, lungo la valle e le coste.
Prima di potersi recare alla sinagoga di Efeso, egli incontrò un gruppo di circa dodici discepoli.
APPROFONDIMENTO - EFESO
Efeso era posta all’estremità occidentale della via imperiale che congiungeva l’Asia Minore ed il Mondo Egeo con la Mesopotamia e la Palestina. Era una delle più grandi città del tempo, ed era seconda soltanto a Corinto quanto ad empietà e immoralità. I suoi mercati, che abbondavano dei prodotti dell’arte e del commercio mondiale, rappresentavano la “Fiera della Vanità” del mondo romano. In Efeso si ergeva, inoltre, il maestoso tempio di Diana (in greco Artemide), una delle sette meraviglie del mondo, che dava alla città fama e prestigio.
Pellegrini provenienti da varie nazioni vi portavano le loro ricchezze e una moltitudine di artisti si arricchiva, costruendo immagini e tempietti da vendere ai visitatori. Oltre a tutto ciò, Efeso era il “quartier generale” di ogni forma di superstizione, arti magiche, esorcismo, spiritismo, astrologia. Eppure, proprio in questa città perversa, Paolo vide realizzarsi un grande risveglio e fu qui che l’apostolo si fermò più a lungo.
Alcuni pensano che questi fossero discepoli di Giovanni il battista, ma, dal contesto narrato nel libro degli Atti, sembra che ci si riferisca a cristiani. Secondo altri, si tratterebbe di discepoli evangelizzati da Apollo prima che costui avesse incontrato Priscilla ed Aquila. Come Apollo, infatti, conoscevano la vita, la morte, la risurrezione e l’ascensione di Gesù e lo avevano già accettato come Signore e Salvatore, anche se non conoscevano il battesimo nello Spirito Santo (cfr. Atti 18:24-28). Ad ogni modo, Paolo si rese immediatamente conto che non avevano ricevuto il battesimo nel Suo Santo Spirito e andò subito alla radice del problema, ponendo loro una domanda chiave: “Riceveste voi lo Spirito Santo dopo aver creduto?” (Atti 19:2, Versione Riveduta 2020).
PRECISAZIONE - LA TRADUZIONE DI ATTI 19:2
Le versioni moderne, comprese la Riveduta e la Nuova Riveduta, riportano “quando credeste”, ma la versione Riveduta 2020 traduce la domanda di Paolo: “… dopo che avete creduto?”. Il termine πιστεύσαντες difatti è in aoristo attivo participio, che delinea un'azione già compiuta.
Questo tipo di costruzione distingue nettamente l’atto del credere da quello del ricevere e rimarca che il credere viene prima del ricevere. Nel Nuovo Testamento, si trovano molti esempi di questa costruzione fraseologica. Quello che è importante sottolineare qui è che il battesimo nello Spirito Santo è un’esperienza successiva alla conversione, e questo principio è confermato anche in seguito. Soltanto dopo che furono battezzati in acqua, quindi dopo aver creduto in Cristo, ricevettero il battesimo nello Spirito Santo (cfr. Atti 2:38).
La risposta dei discepoli mostrò a Paolo che essi non sapevano che il tempo della promessa dell’effusione dello Spirito Santo era giunto.
Probabilmente, chi aveva loro testimoniato di Gesù, non era del tutto certo che questo dono fosse stato elargito anche per i Gentili, per cui evitò di accennare a tale esperienza.
LA PAROLA DI DIO ANNUNCIATA
Paolo spiegò che il battesimo di Giovanni, come del resto tutto il suo ministerio, fu una preparazione in vista della venuta di Gesù Cristo. Era, quindi, un battesimo di ravvedimento o, più esattamente secondo il testo originale, un battesimo “a motivo del ravvedimento”, cioè testimoniava il pentimento prima del battesimo. L’apostolo battezzò, infatti, quei discepoli “nel Nome del Signore Gesù”, cioè per la fede nell’opera e nell’autorità di Gesù.
Con il battesimo in acqua, si testimonia del nostro ravvedimento, si dichiara di essere stati purificati dal sangue di Cristo e di essere identificati con Lui nella Sua morte e risurrezione (Rom. 6:3, 4). Dopo che quei dodici discepoli furono battezzati in acqua, l’apostolo impose loro le mani ed essi furono ripieni di Spirito Santo, parlarono in lingue ed esercitarono il carisma di profezia.
ANNOTAZIONE - LA FORMULA BATTESIMALE
La formula del battesimo in acqua è quella insegnata da Gesù: “Nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt. 28:19).
Quando il libro degli Atti riporta le frasi “battezzato nel Nome di Gesù Cristo” (2:38) e “battezzati nel Nome del Signor Gesù” (8:16), è chiaro che non si riferisce alla formula usata, ma sta indicando la distinzione del battesimo cristiano, quello insegnato da Gesù, dal battesimo dei proseliti o quello di Giovanni il battista.
Come sempre, Paolo si recò alla sinagoga locale, dove gli fu concesso di parlare e di insegnare con libertà e franchezza. Forse, il ministerio di Aquila e Priscilla gli aveva spianato la strada; anche la predicazione di Apollo aveva suscitato interesse (Atti 18:24-26). Comunque, Paolo seppe approfittare di questa speciale disponibilità ad ascoltare da parte degli Ebrei e continuò a seminare la Parola di Dio per circa tre mesi (v. 8), insegnando soprattutto del regno di Dio, manifestato nella Persona di Gesù. Ma, alla fine, alcuni indurirono il loro cuore e si ribellarono contro l’Evangelo. Quest’opposizione non scoraggiò l’apostolo, che si aspettava la persecuzione dovunque (Atti 20:23), ma lo spinse, anzi, a portare i suoi discepoli in una specie di scuola pubblica (v. 9).
Così, come spesso accade, l’opposizione e il dislocamento dei discepoli presso la scuola di Tiranno provvidero una nuova e più grande opportunità di testimonianza. Infatti, quando Paolo insegnava nella sinagoga, poteva predicare soltanto il sabato, ora, invece, poteva insegnare “ogni giorno” e questo continuò per ben due anni, con tali risultati che l’Evangelo si propagò in tutta la pro vincia romana dell’Asia. Essere fedeli e costanti nell’annuncio della Parola di Dio porta sempre i suoi frutti. Molto probabilmente, Paolo non lasciò Efeso du rante questo periodo, perché ammaestrava tutti i giorni in quella scuola. I discepoli, non appena salvati, diventavano annunciatori della Grazia e portavano nel luogo d’incontro viaggiatori, religiosi e commercianti, i quali, a loro volta, diventavano dei testimoni di Cristo. Questo sistema si dimostrò molto più efficace di una qualsiasi campagna evangelistica limitata nel tempo. Il risveglio si protrasse e si allargò in modo concentrico.
ANNOTAZIONE - LA SCUOLA DI TIRANNO
La scuola di Tiranno potrebbe identificarsi con la scuola di un filosofo greco di Efeso, oppure di uno scriba giudeo, che insegnava la Legge mosaica.
La scuola greca (“sala di conferenze”), era un luogo di attività intellettuali e di istruzione, e visse il suo momento migliore quando Paolo la usò per parlare di Cristo, Sapienza di Dio (v. 10).
LA POTENZA DI DIO RIVELATA
La Bibbia pone enfasi prima di tutto sulla predicazione e sull’insegnamento della Parola, da cui Paolo era totalmente preso.
Miracoli straordinari
Anni dopo, scrivendo agli stessi Efesini, Paolo ricordò l’importanza della “spada dello Spirito” (Ef. 6:17), la Parola di Dio. L’apostolo, infatti, aveva piena fiducia nell’efficacia dell’Evangelo, confermato sempre da Dio con segni miracolosi (Eb. 2:4): essi sono la dimostrazione dell’onnipotenza divina. Efeso era piena di sacerdoti e maghi pagani, ma questi miracoli divini furono talmente straordinari ed evidenti, da dimostrare in modo inconfutabile che il Signore era con Paolo. Mosè fece un’esperienza analoga, quando Dio lo mandò dal Faraone e gli diede una potenza tale che i maghi egiziani alla fine dovettero ammettere: “Questo è il dito di Dio” (Es. 8:19). È probabile che gli Efesini, vedendo come il Signore operava attraverso Paolo, non aspettassero che egli finisse di lavorare e si recasse nella scuola di Tiranno. Con tutta probabilità andavano nel suo laboratorio di fabbricante di tende e prendevano i suoi fazzoletti e i suoi grembiuli.
Non è ben chiara la logica che li spingeva a fare ciò, ma a volte la fede si esprime attraverso atti inconsueti, come nel caso della donna che toccò il lembo della veste di Gesù o di chi portava gli infermi perché, al passaggio dell’ombra di Pietro, fossero guariti (Mt. 9:19-22; Atti 5:15).
APPROFONDIMENTO - I "GREMBIULI" DI PAOLO
Dio guarì delle persone attraverso l’applicazione di asciugamani e grembiuli che Paolo aveva toccato. Dal testo è che non è stato Paolo a fare direttamente queste cose ed è possibile anche che chi ha usato quei "fazzoletti" potrebbe averlo fatto perfino a sua insaputa. La Scrittura non riporta tale fatto come una norma da seguire, ma soltanto come un fenomeno spontaneo dovuto alla semplice fede di quei neocredenti, che il Signore premiava con la guarigione.
Ci sono certamente vari modi che Dio può usare per guarire degli ammalati. Naaman il siro fu guarito ubbidendo alla Parola di Dio, lavandosi sette volte nel Giordano (II Re 5), un infermo tramite la saliva di Gesù (Mc. 7:33; 8:23), altri con la parola di Cristo (Mt. 8:7, 8, 13), altri ancora per l’ombra di Pietro (Atti 5:14-16). La Scrittura insegna tre diverse manifestazioni della guarigione divina, mediante la fede in Cristo:
a. Il segno delle guarigioni (Mc. 16:15-18);
b. I carismi di guarigione (I Cor. 12:9, 28);
c. L’unzione dell’olio (Giac. 5:14-16).
Il Signore, nella Sua varia sapienza e potenza, può usare tutti i modi che Egli preferisce, ma i credenti seguono con fede e ubbidienza le norme scritturali per realizzare, così, le Sue benedizioni divine, tra cui la guarigione fisica.
Un tentativo d’imitazione
Gli straordinari miracoli fatti da Dio attraverso Paolo attrassero l’attenzione di molti. Alcuni erano soltanto incuriositi, senza interessarsi all’Evangelo; quando, ad esempio, Paolo cacciava i demoni o guariva i malati nel Nome di Gesù, essi pensavano che stesse usando una formula magica, come quelle usate dai pagani. Fra gli spettatori, c’erano anche alcuni ebrei che andavano in giro guadagnandosi da vivere come esorcisti. Costoro pensarono di aggiungere il Nome di Gesù alle loro formule, ma presto si accorsero che gli spiriti non restavano molto impressionati dai loro “rituali”.
I figli di Sceva furono addirittura sopraffatti e maltrattati dai demoni. Il motivo di ciò sta nel fatto che essi conoscevano Gesù soltanto a parole, per loro era soltanto un nome predicato da Paolo. Non lo conoscevano personalmente e non avevano mai sperimentato la Sua grazia e la potenza del Suo Spirito. Il diavolo sa riconoscere dove c’è vera fede. I riti, le formule, le semplici parole non lo impressionano minimamente, ma soltanto la potenza di Gesù Cristo, manifestata attraverso lo Spirito Santo, fa tremare e fuggire gli spiriti maligni. È interessante la risposta data dallo spirito maligno ai figli di Sceva: “... conosco Gesù e so chi è Paolo, ma voi chi siete?” (v. 14). In altre parole, essi riconoscono soltanto la potenza e l’autorità di Cristo e di chi è in stretta comunione con Lui (Mc. 16:17).
IL VERO RAVVEDIMENTO
L’esperienza dei figli di Sceva produsse timore e spinse il popolo a glorificare il Nome di Gesù, quindi, a riconoscere ed innalzare la Persona di Gesù.
Cambia l’atteggiamento verso Gesù
La notizia dell’accaduto si divulgò sia fra gli Ebrei sia tra i non-ebrei e produsse un senso di spavento e di riverenza in molti, i quali iniziarono a glorificare Cristo. Costoro compresero che la potenza di Gesù non era qualcosa con cui si potesse scherzare e che un Nome santo può essere invocato soltanto da un popolo santo. Questo fu il primo passo verso il ravvedimento, che, appunto, significa sincero pentimento cui segue un cambiamento di mente, di cuore e di atteggiamento.
Cambia l’atteggiamento verso la Parola di Dio
Il popolo comprese, inoltre, che seguire Gesù e fregiarsi del Suo Nome comportava anche un diverso atteggiamento verso la Parola di Dio e, di conseguenza, verso i propri peccati e le pratiche pagane seguite.
Essi dimostrarono, così, che il loro ravvedimento era genuino, confessando i propri peccati e rigettando pubblicamente le pratiche pagane cui erano dediti, riconoscendole prive di qualsiasi potenza. Molti, avendo creduto, portarono i loro libri di magia e li bruciarono, per mostrare al mondo che da quel momento confidavano soltanto in Dio e non temevano più le potenze del male. In un tempo in cui tanti erano legati dalla superstizione e si affidavano alla magia, alla divinazione, all’astrologia e allo spiritismo, questa era davvero una vittoria straordinaria. Coloro che presero questa decisione furono così numerosi che il costo dei libri bruciati giunse alla ragguardevole cifra di quasi duecento chili d’argento.
CONSIDERAZIONI FINALI
La Parola di Dio predicata da Paolo produsse battesimi nello Spirito Santo, miracoli straordinari, guarigioni e numerose conversioni autentiche. Dio può fare lo stesso anche oggi. Se noi viviamo coerentemente e predichiamo la Parola, Egli la confermerà con potenza.
Ogni giorno dobbiamo aprire la nostra vita allo Spirito Santo e radicarci nella Parola. Così facendo, diventiamo veramente aperti e disponibili davanti al Signore. Dio vuole manifestare la Sua potenza nel mondo, nella nostra famiglia, nel nostro posto di lavoro, nel nostro quartiere.
Le promesse della Parola sono chiare: anche noi possiamo sperimentare la potenza di Dio come Paolo e i credenti di Efeso.
Scopri l’essenza della Chiesa nel libro degli Atti
Nei ventotto capitoli degli Atti degli Apostoli possiamo scoprire la vera natura e i veri obiettivi dei discepoli di Gesù.
In questo testo di studio approfondirai:
I primi passi della Chiesa
La vittoria sull’opposizionee sui problemi interni
La pienezza e la guida dello Spirito Santo
La vera natura dell’evangelizzazionee della missione
La potenza della Parola