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Cos'è davvero l'umiltà
La gioia di dimenticare sé stessi

Spesso pensiamo all'umiltà come a una virtù piuttosto noiosa. Sappiamo di averne bisogno, ma non ci aspettiamo che sia molto divertente. Un po' come andare dal dentista.

C.S. Lewis sosteneva il contrario: "avvicinarsi [all'umiltà], anche solo per un momento, è come bere acqua fresca per un uomo nel deserto". Tim Keller ha predicato qualcosa di simile: "Non c'è niente di più rilassante dell'umiltà". Come ha spiegato, l'orgoglio brontola contro tutto, ma l'umiltà può ricevere con gioia la vita come un dono.

Forse ci siamo capiti al contrario: pensiamo che l'umiltà sia un peso impossibile, ma in realtà è leggera come una piuma. È l'orgoglio che rende la vita grigia e scialba; l'umiltà ne esalta i colori. Perché sbagliamo? Non lo so, ma parte della risposta potrebbe essere che semplicemente fraintendiamo cosa sia l'umiltà. Ecco due modi in cui lo facciamo, in particolare.


L'umiltà non è nascondersi

L'umiltà non è nascondere i propri talenti e le proprie capacità. Se sapete dipingere come Van Gogh, l'umiltà non vi impone di tenere il vostro lavoro sotto un velo nell'armadio della cantina. Se potete lanciare una palla veloce da 95 miglia orarie, l'umiltà non vi incoraggerà a sedervi in panchina e a non dirlo mai all'allenatore.

Nel suo classico Le lettere di Berlicche, C. S. Lewis mette in scena un diavolo che consiglia un altro diavolo:

Il Nemico [Dio] vuole portare l’uomo a uno stato d’animo in cui possa progettare la migliore cattedrale del mondo, e sapere che è la migliore, e gioire del fatto, senza essere più (o meno) o comunque contento di averla fatta di quanto lo sarebbe se fosse stata fatta da un altro. Il Nemico vuole che, alla fine, l’uomo sia talmente libero da qualsiasi pregiudizio a proprio favore da poter gioire dei propri talenti con la stessa franchezza e gratitudine con cui si gioisce dei talenti del suo vicino o di un’alba, di un elefante o di una cascata. 

Se Lewis ha ragione, allora negare i propri talenti non è umiltà: è ancora una forma di concentrazione su sé stessi, un’altra manifestazione di egocentrismo, di autoreferenzialità. 

L’umiltà è la morte di questo sistema centrato su sé stessi: è la libertà di considerare i propri doni come parte di tutte le cose buone create da Dio.
Immaginate di far parte di un’équipe di medici impegnata a curare una malattia. Scoprite qualcosa che contribuisce per il 25% alla cura. Un altro medico scopre qualcosa che contribuisce per il restante 75%.

L’umiltà significa essere felici del proprio contributo e poterne parlare serenamente e, allo stesso, tem-po essere tre volte più felici per il contributo dell’altro.

Essere una persona così non è un peso, ma una gioia e una fonte di libertà.

L'umiltà non è odio verso sé stessi

L’umiltà non è odio verso sé stessi, né rinnegamento di sé o autopunizione. La Bibbia non dice mai: “Odia te stesso, ma ama il tuo prossimo”. Dice: “Ama il tuo prossimo come te stesso” (Levitico 19:18). L’odio verso sé stessi non è meno peccaminoso dell’odio verso gli altri (così come il suicidio è una forma di omicidio).

Il cantautore Andrew Peterson ha scritto una canzone intitolata Be Kind to Yourself (“Sii gentile con te stesso”). È una canzone bellissima.
Eppure, per alcuni di noi, l’idea di essere gentili con sé stessi può risultare strana. È vero, può essere fraintesa come autoindulgenza, ma esiste anche un modo santo e buono di prendersi cura di sé che ci rende più capaci di servire gli altri.

Come dico spesso quando mi capita di dare dei consigli fraterni: prendersi cura di sé non è egoismo.

Oggi molte persone lottano con sentimenti di vergogna, inferiorità o scarsa autostima.

Dobbiamo distinguere con chiarezza questi sentimenti dall’obiettivo dell’umiltà: qualunque altra cosa l’umiltà richieda da noi, non toglierà mai la dignità che abbiamo in quanto portatori dell’immagine di Dio.

Le persone umili non hanno bisogno di essere costantemente notate, ma non si sottraggono neppure a un sincero complimento.

Non si minimizzano di continuo né cercano l’approvazione degli altri. Possono entrare in una stanza con passo deciso, pronte a dare qualcosa, non a ricevere qualcosa.

Anche in questo caso, essere persone così non è un peso, ma una gioia e una fonte di libertà.

L’umiltà è una dimenticanza di sé che porta alla gioia

Ok, abbiamo capito cosa non è l’umiltà. Ma che cos’è, esattamente?

Tim Keller, seguendo l’insegnamento di C. S. Lewis, la descrive come un “dimenticare sé stessi”: non significa pensare di valere meno, ma pensare meno a sé stessi.  Nascondere sé stessi, odiare sé stessi, proteggersi: sono tutte forme di auto-preoccupazione, mentre l’umiltà ci porta a liberarci completa-mente dal pensiero di noi stessi.

Lewis ci fornisce un altro esempio:

Non pensate che, se incontrate un uomo veramente umile, sarà come quello che oggi molti in-tendono per ‘persona umile’: non sarà una specie di individuo untuoso e saccente che vi ripete sempre di non essere nessuno.
Probabilmente, l’unica cosa che penserete di lui sarà che vi è sembrato una persona allegra e intelligente, davvero interessata a ciò che gli avete raccontato.
Se non vi piace, sarà soltanto per una leggera invidia nei confronti di chi riesce a godersi la vita così facilmente. Non penserà all’umiltà: semplicemente, non penserà affatto a sé stesso. 

In queste parole, mi colpiscono il termine “allegro” e l’accento posto sulla gioia di vivere. Ed è proprio questo il tema che esploreremo in questo libro: la piacevolezza dell’umiltà. 

Quando vediamo l’umiltà negli altri, ci appare attraente, affascinante e irresistibile.

Quando noi stessi pratichiamo l’umiltà, la vita diventa più serena e più felice.

Anzi, possiamo affermare che la gioia è il test decisivo dell’umiltà: la vera umiltà produce sempre gioia. Se manca la gioia, significa che c’è qualcosa che non va: forse stiamo facendo la differenza tra una falsa umiltà e l’autentica.

Naturalmente, questo non significa che l’umiltà sia sempre facile o priva di dolore. Come per l’esercizio fisico o per una dieta sana, ci saranno momenti difficili e sforzi da fare. Tuttavia, il risultato netto sarà sempre qualcosa di sorprendentemente positivo e salutare.

Possiamo quindi pensare all’umiltà come a una dimenticanza di sé che porta alla gioia.

L'esempio perfetto di umiltà

Nel Vangelo  ci viene data l'immagine definitiva dell'umiltà: Gesù, nella sua incarnazione e soprattutto nella sua morte e sepoltura.

""ssendo trovato nell'esteriore come un uomo, abbassò sé stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte e alla morte della croce" (Filippesi 2:8).

Nessuno si è mai umiliato più di Gesù. Dal cielo alla crocifissione è la discesa definitiva. Eppure, anche per Gesù, l'umiltà è stata la via per la gioia (Ebrei 12:2) e la gloria (Filippesi 2:9-11).

Se vogliamo crescere nell'umiltà, il punto di partenza è qui, alla croce. L'umiliazione di Cristo è la morte di ogni ego e spavalderia. Non c'è spazio per l'orgoglio davanti al Salvatore crocifisso. E la sua esaltazione ci dà una gloria più grande della nostra per cui vivere. Il cielo è ruggente per la sua lode e un giorno ogni ginocchio si inchinerà davanti a lui: che spreco spendere i nostri talenti per una causa minore!

Quindi, l'umiltà non è nascondere ciò che si può fare o odiare ciò che si è. È la gioia di pensare meno a se stessi e più a Gesù.



La gioia di dimenticare noi stessi

In una società che celebra l’autopromozione e la forza esteriore, Gavin Ortlund ci invita a percorrere una strada alternativa: quella dell’umiltà cristiana, radicata nella Scrittura e centrata su Cristo.


Con uno stile chiaro e profondo, "Umiltà, la gioia di dimenticare sé stessi" dimostra che mettere da parte il proprio ego non significa annullarsi, ma scoprire una libertà autentica, una leggerezza dell’anima e una gioia profonda.


Attraverso esempi pratici e applicazioni concrete, il libro analizza come vivere l’umiltà in diversi ambiti della vita quotidiana, tra cui:


- Il rapporto con Dio;

- La leadership e le amicizie;

- La vita familiare e persino l’utilizzo dei social media.


Un viaggio spirituale controcorrente, per riscoprire la nostra identità alla luce di chi è Dio.


➡️ Ideale per: credenti desiderosi di crescere spiritualmente, leader cristiani, giovani, gruppi di discepolato.

➡️ Temi trattati: umiltà biblica, gioia cristiana, identità in Cristo, relazioni redente, spiritualità autentica.




La predicazione espositiva
Il messaggio che guida la Chiesa

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