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La potenza del ricordo
Alimentare il fuoco dell'anima ritornando alle verità fondamentali
Perciò avrò cura di ricordarvi continuamente queste cose, benché le conosciate e siate saldi nella verità che ora possedete. E stimo cosa giusta, finché io sono in questa tenda, di risvegliarvi ricordandovele, perché so che presto dovrò lasciare questa mia tenda, come il Signore nostro Gesù Cristo mi ha dichiarato. Ma mi sforzerò affinché, dopo la mia partenza, abbiate sempre modo di ricordarvi di queste cose.
II Pietro 1:12-15


In questi versetti Pietro insiste sull’impegno a salire i gradini delle virtù cristiane; e in un contesto segnato da manipolazioni della verità, sente l’urgenza di compiere qualcosa che può sembrare scontato, ma che in realtà non lo è affatto. Sapendo che presto avrebbe dovuto lasciare la sua tenda terrena, come il Signore gli aveva dichiarato (v. 14), Pietro sottolinea con forza l’importanza di ricordare e di ripetere.


Il valore di ricordare ciò che già sappiamo

C. S. Lewis parlava spesso della necessità di “ricordare ciò che già sappiamo”. Egli affermava che le verità più importanti sono proprio quelle che dimentichiamo perché ci sembrano troppo semplici. John Piper, in un articolo intitolato “How C. S. Lewis Awakened John Piper to the ‘Realness’ of Life”,  scrive:

«Egli scosse la mia anima assopita e mi gettò addosso l’acqua fredda della realtà, così che la vita, Dio, il cielo e l’inferno irruppero nel mio mondo con gloria e orrore […].

Mi ha reso diffidente verso lo snobismo cronologico. Cioè, mi ha mostrato che la novità non è una virtù e l’antichità non è un vizio. La verità, la bellezza e la bontà non sono determinate dal momento in cui esistono. Nulla è inferiore per il fatto di essere antico, e nulla è prezioso per il solo fatto di essere moderno. Questo mi ha liberato dalla tirannia della novità e mi ha aperto alla sapienza dei secoli.

Ancora oggi traggo il nutrimento principale per la mia anima da ciò che risale a secoli fa. Rendo grazie a Dio per la dimostrazione convincente, da parte di Lewis, dell’ovvio».


La pedagogia del ricordo

L’apostolo Pietro usa tre verbi chiave che mettono in luce la pedagogia del ricordo spirituale:

  • “Perciò avrò cura di ricordarvi continuamente queste cose, benché le conosciate e siate saldi nella verità che ora possedete” (v. 12).

  • “E stimo cosa giusta [doverosa], finché io sono in questa tenda, di risvegliarvi ricordandovele” (v. 13).

  • “Ma mi sforzerò affinché, dopo la mia partenza, abbiate sempre modo di ricordarvi di queste cose” (v. 15).

Questi verbi: ricordare, risvegliare, sforzarsi non sono casuali. Pietro sa che la fede viva non si nutre soltanto di scoperte quotidiane, ma di un costante ritorno alle verità fondamentali. Come un fuoco che va alimentato, la nostra vita spirituale ha bisogno che le braci della verità siano ravvivate, giorno dopo giorno.


Il Deuteronomio: un libro scritto per ricordare

C'è un intero libro nella Bibbia, il Deuteronomio (seconda legge), scritto proprio per ricordare, ribadire e rinnovare la spiegazione delle leggi divine prima che il popolo entrasse nella Terra Promessa. Non è un caso che il suo nome significhi "ripetizione della legge": Dio stesso ha previsto che il Suo popolo avesse bisogno di riascoltare, di rivedere, di radicarsi nuovamente nella verità già rivelata.

Temi principali del Deuteronomio

  • Amore per il Signore. Il celebre comandamento: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutte le tue forze” (Deuteronomio 6:5) è il presupposto di tutto. Gesù stesso lo definirà il primo e il più grande comandamento (Matteo 22:37, 38).

  • Fedeltà al patto. Mosè esorta il popolo a ubbidire e rimanere fedele: la prosperità del popolo sarebbe dipesa dalla sua fedeltà a Dio e al Suo Patto. Non si tratta di legalismo, ma di relazione: un popolo che ama il suo Dio osserva i Suoi comandamenti (Giovanni 14:15).

  • Memoria storica e trasmissione della fede. Il libro rievoca gli eventi dell’Esodo e del cammino nel deserto, invitando il popolo a ricordare e a insegnare ai propri figli le vie del Signore (Deuteronomio 6:6, 7; cfr. 8:2, 11-14). La fede non si tramanda per inerzia, ma attraverso l'insegnamento intenzionale e il racconto fedele delle opere di Dio.

  • Scegliere per la vita. Le leggi e i comandamenti sono ribaditi per essere vissuti nella nuova terra: “Io ti ho posto davanti la vita e la morte… Scegli dunque la vita” (Deuteronomio 30:19). Ogni generazione è chiamata a scegliere: il ricordo serve proprio a orientare questa scelta verso la vita.

Prima di entrare nella Terra Promessa, Mosè rilegge e ricorda al popolo le opere del passato, chiarisce la Legge e richiama alla consacrazione fondata sull’amore verso il Signore e la Sua Parola. In questo modo prepara il popolo al futuro, gettando le basi etiche e spirituali dell’intera rivelazione biblica.


Il nostro impegno oggi

In vista del nostro domani, siamo chiamati a mostrare fedeltà al patto che abbiamo stretto con il Signore, all'impegno assunto nel servirlo nella Scuola Domenicale, e a rimanere fedeli a quella fede che è stata una volta per sempre tramandata ai santi (Giuda 3). 

Per questo ricordiamoci:

  • Di non dare nulla per scontato. Rimaniamo saldi nella verità che possediamo (II Pietro 1:12; I Pietro 5:12), sapendo che non si finisce mai di imparare. “Se qualcuno pensa di sapere qualcosa, non sa ancora come si deve sapere” (I Corinzi 8:2). L'umiltà intellettuale e spirituale ci mantiene aperti a quest’opera. Paolo stesso dice: “Vi rammento il vangelo …” (I Corinzi 15:1, 2).

  • Che il ricordo ravviva la nostra memoria. C’è bisogno di rimanere desti e vigili in una cultura sempre più secolarizzata e in un contesto spirituale decadente (II Pietro 1:13; II Pietro 3:1). Paolo avverte che “negli ultimi giorni verranno tempi difficili” (II Timoteo 3:1-5), caratterizzati da un'apparenza di pietà ma privi della sua potenza. Il ricordo ci tiene svegli, ci preserva dalla tiepidezza e dall'assuefazione spirituale.

  • Che ricordare richiede impegno. È uno sforzo, ma “ripetere giova” (cfr. Filippesi 3:1; Ebrei 13:9; II Pietro 3:17). La ripetizione è lo strumento con cui la verità penetra, purifica e fortifica. Come l'acqua che scava la roccia goccia dopo goccia, così la Parola ripetuta modella i cuori e trasforma le menti (Romani 12:2).


Perché e cosa dobbiamo impegnarci a ricordare

  • Ricordare le radici da cui veniamo. Le radici ci danno stabilità e profondità: ci aiutano a non essere superficiali, ma radicati nella Parola e nella grazia. Paolo prega che i credenti siano “radicati e fondati nell'amore” (Efesini 3:17), ben piantati come alberi che resistono alle tempeste (Salmo 1:3).

  • Ricordare per ringraziare. Ogni passo nel servizio è frutto della fedeltà di Dio. Ricordiamo chi ci ha preceduto, quella “grande schiera di testimoni” (Ebrei 12:1; 13:7), e ringraziamo il Signore che ci ha condotti fin qui. “Fin qui l'Eterno ci ha soccorso” (I Samuele 7:12): ogni Eben-Ezer della nostra storia è un motivo di lode.

  • Ricordare per rinnovare l’impegno. Come Israele alla soglia della Terra Promessa, siamo chiamati a rinnovare la nostra dedizione e a proseguire nel servizio affidatoci (Giosuè 24:14, 15; II Timoteo 1:6). Il ricordo non è mai fine a sé stesso: ci spinge sempre verso il futuro con rinnovato vigore e consapevolezza dell’importanza del nostro servizio.

  • Ricordare per raccontare. “Non dimenticare le cose che i tuoi occhi hanno viste… ma insegnale ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli” (Deuteronomio 4:9) Il Salmo 78 ribadisce: “Non lo nasconderemo ai loro figli; diremo alla generazione futura le lodi del Signore” (vv. 4-7). Il libro dei Giudici ci avverte del pericolo di non trasmettere: “Sorse un'altra generazione, che non conosceva l'Eterno, né le opere che egli aveva compiuto…” (Giudici 2:10). La nostra missione è impedire che questo accada.


Conclusione

Il ricordo, nella prospettiva biblica, non è un esercizio nostalgico ma un atto di fede. È il ponte che collega la gratitudine per il passato, la fedeltà nel presente e la speranza per il futuro.

Come Mosè volle che Israele non dimenticasse le opere del Signore, e come Pietro desiderò che la Chiesa non smettesse mai di ricordare le verità del Vangelo, anche noi siamo chiamati a ricordare per trasmettere, insegnare per risvegliare, ripetere per consolidare.

Ogni lezione, ogni incontro, ogni bambino affidato alle nostre cure spirituali è un’ulteriore opportunità perché la Parola, già conosciuta, diventi viva e operante nei cuori (cfr. II Timoteo 3:14, 15; Efesini 6:4).

Che il Signore ci aiuti, dunque, a fare del “ricordo” non soltanto una memoria, ma una missione: perché la fede che abbiamo ricevuto non si spenga, ma continui a brillare nelle generazioni future, “come una lampada splendente in luogo oscuro, finché spunti il giorno e la stella mattutina sorga nei vostri cuori” (II Pietro 1:19).


Giorgio Botturi



Partire con il piede giusto
Focus sulla Scuola Domenicale alla Scuola di Cultura Biblica Italia Nord-Est

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