Wilbur Smith, un importante studioso della precedente generazione, ha definito quello nell’Uliveto il discorso più trascurato di Gesù Cristo. Penso che avesse ragione e penso anche di conoscerne il motivo.
Alcuni di quelli che hanno scritto sull’argomento hanno sepolto questo messaggio di Gesù nella storia. In altre parole, vogliono farci credere che tutto ciò che Gesù ha detto ai Suoi discepoli si sia avverato nel 70, quando Tito distrusse Gerusalemme. Molti di questi scrittori hanno perfino tentato di convincerci che anche la seconda venuta di Cristo si sia verificata in quell’anno.
Il discorso dell'uliveto
Altri credono che le parole di Gesù non abbiano nulla a che vedere con il mondo odierno, sostenendo due posizioni: ciò che Gesù ha detto sulla distruzione del tempio si è già avverato e ciò che rimane della profezia del Signore non si avvererà finché la chiesa non sarà rapita. Questo era quanto credevo quando studiavo in seminario.
Negli anni, però, sono giunto a credere che queste parole di Gesù siano importanti anche per noi oggi. Sono per me e sono anche per te.
Forse in seminario non ho prestato l’attenzione che avrei dovuto, perché all’epoca il presidente di quella scuola era John Walvoord, uno dei più rispettati studiosi della profezia. Ecco qui di seguito ciò che egli ha scritto sul Discorso nell’Uliveto, parole alle quali le mie convinzioni odierne sono pienamente allineate:
Le parole di Cristo ai Suoi discepoli sul Monte degli Ulivi, pronunciate poco prima della Sua morte, hanno un’importanza drammatica che si riflette anche nel nostro tempo. In questo discorso, Cristo ha risposto alle loro domande sui segni della fine dell’era presente e della Sua seconda venuta. La rivelazione diventa sempre più fondamentale per comprendere il significato degli eventi che stiamo vivendo oggi. Uno studio di queste profezie può aiutare a interpretare i titoli di giornale di oggi.
Nel suo libro Prophecy Made Plain, Carl G. Johnson scrive: “Dopo aver studiato questo capitolo, sono convinto che nei primi otto versetti abbiamo un’immagine di quest’era presente”.
In altre parole, i segni che Gesù ha promesso sono come le doglie del parto. Si stanno verificando in questo momento, sempre più frequenti, e stanno puntando al rapimento della Chiesa. Quando la chiesa sarà stata rapita, però, diventeranno sempre più gravi e getteranno il mondo nella tribolazione post rapimento in una condizione di convulsioni e spasmi, come quella descritta nel Libro dell’Apocalisse. Infatti, i segni di Matteo 24 corrispondono perfettamente ai sigilli dell’Apocalisse 6. L’accuratezza della Parola di Dio è davvero sorprendente.


Questo non significa che oggi siamo esenti dall’accumularsi di queste doglie. La profezia di Gesù si applica anche a noi in questo momento critico della storia. Sebbene non indichi la data del rapimento, descrive come sarà la vita durante il periodo del rapimento. Sì, questi segni si consolideranno dopo il rapimento e si realizzeranno appieno durante la prima metà della tribolazione. Eppure, non appariranno dal nulla. Rappresenteranno piuttosto la continuazione e l’intensificazione di ciò che stava già avvenendo sulla scena mondiale.
Quando Cristo verrà nell’aria per prendere la Sua chiesa (I Tessalonicesi 4:17), ogni singolo cristiano sulla terra sarà rapito; insieme a loro, sarà rapito anche lo Spirito Santo dimorante nella Chiesa, Colui che trattiene tutto il male. A quel punto, tutto l’inferno si scatenerà e i segni descritti in Matteo 24:4-14 intensificheranno la velocità della tribolazione.
Ecco quello che voglio sottolineare: forse non stiamo vivendo alla fine del mondo, ma stiamo vivendo nel Mondo della Fine!
L'importanza della profezia
Come ho già detto, quanto Gesù ha condiviso nel Discorso nell’Uliveto non è un discorso lontano e isolato, privo di impatto sulla nostra vita. Ha pronunciato ogni parola con cura e precisione e ciascuna di esse ha lo scopo di aiutare tutti noi a livello personale. Le Sue parole sono importanti per noi quanto quelle del Suo primo discorso in Matteo, il Sermone sul Monte.
Considerato che non ho l’abitudine di comunicare informazioni bibliche senza assicurarmi che in ogni pagina e in ogni versetto si possano cogliere delle lezioni spirituali, mentre riflettevo su questi primi tre versetti (Matteo 24:1-3), sono stato colpito da tre cose relative alla nostra vita attuale: le attività e gli atteggiamenti quotidiani dei seguaci di Cristo.
Gesù vuole informarci sul futuro
In primo luogo, Gesù vuole che studiamo il futuro. Il Signore aveva l’abitudine di preparare i Suoi discepoli agli eventi imminenti, anche durante il Suo periodo di vita terrena. Come abbiamo visto, parla-va a coloro che Lo circondavano di alcune cose che avrebbero potuto aspettarsi nei giorni immediatamente successivi. Non si può certamente dire che Gesù non si preoccupasse del futuro o non fosse interessato alla profezia. Sono i fatti a confermarlo.
Le Scritture sono dello stesso avviso. L’Enciclopedia delle profezie bibliche di J. Barton Payne riporta la presenza di 1.239 profezie nell’Antico Testamento e di 578 profezie nel Nuovo Testamento, per un totale di 1.817 profezie che occupano 8.352 versetti su un totale di 31.102, cioè più di un quarto della Parola di Dio!
Se il futuro era un argomento importante per Gesù e per gli autori biblici, dovrebbe esserlo anche per noi. Dovremmo studiarlo costantemente e imparare continuamente qualcosa su di esso.
Il teologo Wayne Grudem ha scritto: “Anche se non possiamo conoscere tutto sul futuro, Dio sa tutto e, nelle Scritture, ci ha parlato degli eventi principali che devono ancora verificarsi nella storia dell’universo. Possiamo essere assolutamente sicuri che questi eventi si verificheranno, perché Dio non sbaglia mai e non mente mai”.
Il Discorso nell’Uliveto è stato uno dei mezzi con cui Gesù ha avvertito i Suoi discepoli, te e me compresi, della fine della storia. Ci ha mostrato i segni da osservare e ci ha mostrato come vivere. La domanda è: Lo ascolteremo? Come risponderemo?
Se lo faremo, il futuro non ci coglierà di sorpresa. Riconosceremo i segni dei tempi e affronteremo nel modo giusto le tensioni della vita quotidiana, mentre aspettiamo il ritorno del Signore e ci impegniamo a vivere per Lui anche nel Mondo della Fine.
Gesù vuole trasformarci per il futuro
Inoltre, il ministerio profetico di Cristo ci trasforma per renderci capaci di soddisfare le esigenze del futuro. Gesù ha detto: “Vi ho detto queste cose [sul futuro], affinché non siate scandalizzati” (Giovanni 16:1). Pochi versetti più avanti, ha aggiunto: “Ma io vi ho detto queste cose, affinché quando sarà giunta l’ora in cui avverranno, vi ricordiate che ve le ho dette. Non ve le ho dette da principio, perché ero con voi” (Giovanni 16:4).
In altre parole, “se comprendete ciò che vi sto dicendo sul futuro, non inciamperete su voi stessi. Non cadrete nella trappola di agitarvi freneticamente, in balia del panico, quando potete confidare in Me. Non sarete sbalzati fuori rotta perché avrete un’idea di ciò che Dio sta facendo”.
Se stai cercando un manuale sul futuro che non ti chieda nulla oggi, o una guida per i giorni a venire che non abbia alcuna relazione con i giorni nostri, sei nel posto sbagliato. Non mi sono mai piaciuti i libri che preannunciano eventi futuri, ma ignorano ciò che Dio vuole che facciamo oggi. Lo studio che ho intrapreso sulla profezia mi ha convinto che, nell’idea originaria di Dio, la conoscenza degli eventi futuri sia deputata ad aiutarci a occupare il nostro posto nel mondo con un senso di urgenza, fino al ritorno del Signore.
Paul Benware osserva: “Se un credente si alza ogni mattina pensando: ‘Il mio Signore Gesù potrebbe tornare oggi’, probabilmente non lascerà che il peccato metta radici nella sua vita. I cristiani che riflettono raramente, se non mai, sulle realtà della vita futura, sul ritorno del Signore e sul trono del giudizio di Cristo sono assai più vulnerabili alla tentazione e al peccato. E forse questo contribuisce a spiegare il peccato e l’apatia presenti nella maggior parte delle chiese di oggi”.
Gesù vuole che Gli affidiamo il futuro
Spesso, però, noi esseri umani sbagliamo quando cerchiamo di predire il futuro. Per esempio, nel 2007, durante un’intervista per USA Today, l’amministratore delegato della Microsoft Steve Ballmer aveva affermato: “Non ci sono speranze che l’iPhone possa guadagnare fette significative di mercato. Non ci sono speranze”. Ballmer aveva basato questa previsione sulla convinzione che gli iPhone sarebbero piaciuti agli appassionati di tecnologia ma non alla gente comune. “Io voglio avere prodotti che piacciano a tutti”, aveva dichiarato.
A distanza di quindici anni e di più, con i due miliardi di iPhone venduti, possiamo affermare con certezza che Steve Ballmer aveva torto.
E che dire di Gesù? Su quali presupposti possiamo essere sicuri che le Sue profezie si avvereranno? Perché possiamo essere certi che sta dicendo la verità sul futuro?
Nel prologo al Libro dell’Apocalisse, l’apostolo Giovanni ha risposto a questi interrogativi, offrendoci una delle ragioni più profonde per prestare ascolto alle parole profetiche di Cristo. Giovanni era sull’isola di Patmos quando ebbe un incontro che egli ha descritto in questi termini: “Quando lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto; ma egli mise la sua mano destra su di me, dicendo: ‘Non temere; io sono il primo e l’ultimo, e il Vivente; fui morto, ma ecco, sono vivente per i secoli dei secoli, e tengo le chiavi della morte e dell’Ades. Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle che sono e quelle che devono avvenire in seguito” (Apocalisse 1:17-19).
Chi altri conosci che abbia un piede nell’eternità e l’altro nel tempo? Chi altri conosci che viva realmente nel presente e nel futuro e che ci dica oggi: “Questo è ciò che dovresti aspettarti mentre attendi il mio ritorno”?
Nessuno ha mai previsto il futuro con la stessa certezza e completezza del Signore Gesù Cristo. Egli vede e sa tutto. Poiché è il Dio eterno, vede tutta la storia dell’umanità dall’inizio alla fine, da Adamo fino all’Anticristo. Noi non ne vediamo che piccoli frammenti, ma soltanto Gesù è l’Alfa e l’Omega.
“Ricordate il passato, le cose antiche: io sono Dio e non ce n’è nessun altro; sono Dio, e nessuno è simile a me. Io annuncio la fine sin dal principio e, molto tempo prima, dico le cose non ancora avvenute; io dico: ‘Il mio piano sussisterà, e metterò a effetto tutta la mia volontà’; chiamo dall’oriente un uccello da preda, e da una terra lontana l’uomo che effettui il mio disegno. Sì, io l’ho detto, e lo farò avvenire; ne ho formato il disegno e lo eseguirò” (Isaia 46:9-11).
La lezione è chiara: puoi affidare il tuo futuro al nostro Signore e Salvatore; anzi, non soltanto il futuro in generale, ma il tuo futuro nello specifico.
A questo punto riusciamo a comprendere il motivo per cui Gesù non abbia risposto in modo dettagliato alle due domande dei discepoli. Anzi, in realtà non ha risposto a una delle due, quella sulla tempistica della distruzione del tempio. Invece, ha fornito loro una serie di segni che avrebbero predetto il Mondo della Fine. Gesù stava ricordando ai Suoi discepoli che non spettava a loro scoprire in che modo mettere insieme i pezzi del puzzle della fine dei tempi. La loro responsabilità era affidargli il fu-turo e rimanere fedeli a Lui fino alla fine.
Mentre studiava il Discorso nell’Uliveto, il pastore Mark Mitchell ha fatto un paragone con il periodo in cui si stava allenando per una maratona. Per lui, la parte più incerta del percorso erano gli ultimi dieci chilometri. Sebbene la maratona prevedesse di correre quarantadue chilometri, il suo programma di allenamento si interrompeva a trentadue. Durante i lunghi mesi di allenamento, non aveva mai corso più di trenta chilometri di fila.
Si chiedeva come sarebbero stati gli ultimi dieci chilometri. Era un territorio inesplorato: non sapeva cosa aspettarsi, se avrebbe ceduto, se avrebbe avuto i crampi o se sarebbe riuscito a resistere fino al traguardo. Alla fine, si convinse che l’allenamento lo avrebbe sostenuto fino alla fine, così mantenne il passo e arrivò fino al traguardo.
Tempo dopo, ha scritto:
Leggiamo un brano come [Matteo 24] ed è come se stessimo leggendo degli ultimi dieci chilometri di una maratona. Sappiamo che sarà dura e che non possiamo fare nulla per sapere come sarà in quel momento. Gesù, però, ci ha detto cosa cercare e come essere preparati, come tagliare il traguardo.
Ci prepariamo con saggezza, riconoscendo le false affermazioni degli imbonitori religiosi. Ci prepariamo riposando nella consapevolezza che Dio è sovrano e che qualsiasi cosa ci accada fa parte del Suo piano. Ci prepariamo credendo che Egli stia creando per noi delle opportunità per testimoniare e che ci darà le parole di cui abbiamo bisogno nel momento in cui ne avremo bisogno. Ci prepariamo imparando a sopportare le avversità, affinché, quando ne dovesse arrivare una più grande, non ci abbandoniamo lungo la strada. Ci prepariamo rifiutando di credere alla menzogna secondo cui le cose di questo mondo sarebbero le più importanti. Ci prepariamo pregando ogni giorno che Dio ci dia la forza di affrontare gli ultimi dieci chilometri che ci separano dalla fine.
Gesù ci ha dato questa profezia per prepararci agli eventi futuri, agli ultimi dieci chilometri del mondo, e io voglio condividere i Suoi consigli con te. Non ci ha dato queste informazioni perché abbiamo paura di ciò che deve avvenire né perché ci lasciamo sopraffare dal mondo della fine. Lui sa cosa ci attende e vuole assicurarsi che possiamo affrontarlo mantenendo la fiducia e la speranza. Vuole che siamo “irreprensibili e schietti, figli di Dio senza biasimo in mezzo a una generazione storta e perversa, nella quale voi risplendete come luci nel mondo, tenendo alta la Parola della vita, in modo che nel giorno di Cristo io possa vantarmi di non aver corso invano, né invano faticato” (Filippesi 2:15, 16).
Gesù ci ha parlato degli ultimi dieci chilometri della corsa, quindi disponiamoci a correre con perseveranza, guardando sempre a Lui, l’autore e compitore della nostra fede (Ebrei 12:1, 2).
La profezia che ridefinisce le nostre priorità
Viviamo in un periodo caratterizzato da incertezze, conflitti e timori.
La Bibbia però non ci lascia privi di risposte. In questo libro profondo e accessibile, il pastore David Jeremiah esplora il discorso profetico di Gesù sul Monte degli Ulivi, offrendoci una chiave di lettura spirituale per comprendere i tempi in cui viviamo.
Con chiarezza e solide basi bibliche, l’autore ci ricorda che non siamo alla fine del mondo, ma nel mondo della fine, invitandoci a distogliere lo sguardo dai problemi per rivolgerlo alla speranza eterna che solo Cristo può donare.
Attraverso queste pagine imparerai a:
- Vivere vittoriosamente anche nei momenti più difficili;
- Discernere il piano di Dio nel caos che ci circonda;
- Comprendere ciò che Gesù si aspetta da te in questi tempi cruciali.
Una guida pratica e stimolante per chi desidera affrontare il presente con fede, forza e una prospettiva biblica.
➡️ Perfetto per: credenti, gruppi di studio biblico, appassionati di profezia biblica.
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