A tutti piacciono le belle storie. Sono entusiasmanti e piene di suspense, pensate per coinvolgere il lettore.
Il libro di Ester non fa eccezione. Nella sua storia starebbero proprio bene le emblematiche parole di apertura delle favole (molte delle quali, pur essendo immaginarie, trasmettono delle verità sulla vita): “Tanto tempo fa… C’era una volta ...”.
Ester, però, non è soltanto una storia scritta per allietare il lettore o comunicare una verità, né unicamente un mezzo per rielaborare e tramandare la Storia con la “S” maiuscola, quella degli esseri umani nel mondo, affinché questa non sia dimenticata. Sebbene faccia entrambe queste cose, principalmente Ester racconta la sorprendente protezione che Dio esercita verso il Suo popolo, la cui esistenza è minacciata da una superpotenza.
Ancor più importante, la storia di Ester racconta di come Dio adempie i Suoi scopi per portare la salvezza al mondo attraverso un discendente Giudeo (Genesi 3:15; 12:2, 3; II Samuele 7:16).
Se tutti i Giudei di tutto l’Impero persiano fossero stati distrutti, infatti, Egli non avrebbe potuto adempiere la Sua promessa. Per questo motivo Ester è una storia memorabile, una storia che è rimasta impressa nella storia e dalla quale noi imparare.[1]
Una strana assenza
Dio sembra essere clamorosamente assente dal libro di Ester. Non è nominato né menzionato. Ma questa Sua assenza Lo rende ancora più visibile![2] Man mano che il racconto va avanti con tutte le sue svolte inaspettate, noi lettori ci troviamo di fronte a eventi che puntano inequivocabilmente alla presenza invisibile di Dio in ogni cosa.
Dopotutto, chi altro sarebbe in grado di orchestrare tutti questi incredibili, a volte impensabili, colpi di scena che contribuiscono sempre alla preservazione del popolo di Dio, i Giudei? L’unica conclusione logica è che Dio sia profondamente presente anche quando sembra non esserci.
Questo rassicura e conforta i figli di Dio di ogni epoca: Egli è sempre presente e mai assente, anche quando la Sua presenza non è evidente.
Panoramica
Le vicende narrate nella storia di Ester si svolgono interamente fuori da Israele, nella città persiana di Susa. Anni prima, il popolo di Dio era stato bandito dalla propria patria in seguito alla loro trasgressione dei comandamenti divini.
Sebbene in quel periodo fosse stato concesso a qualcuno di tornare, molti Giudei, come Mardocheo ed Ester, avevano scelto di rimanere a vivere sotto un sovrano straniero, lontano dalla loro patria. Il libro di Ester permette quindi di comprendere meglio le sorti dei Giudei che non sarebbero mai più tornati nella terra promessa, neanche dopo la fine dell’esilio.
La storia di Ester narra come alcuni discendenti di Abramo, i Giudei, affrontarono la minaccia di annientamento da parte della superpotenza persiana e di come Dio li salvò dalla distruzione. Invece di essere annientati, ricevettero la liberazione e poi la potenza che li rese agenti del giudizio di Dio, con il compito di distruggere i propri nemici.
Ecco alcuni versetti biblici che potrebbero essere collegati alla storia di Ester e ai concetti di giudizio, salvezza e protezione divina:
Provvidenza divina e protezione: “Poiché se oggi tu taci, soccorso e liberazione sorgeranno per i Giudei da qualche altra parte; ma tu e la casa di tuo padre perirete; e chi sa se non sei diventata regina proprio per un tempo come questo?” (Ester 4:14).
Fede e preghiera durante momenti difficili: “Va’, raduna tutti i Giudei che si trovano a Susa, e digiunate per me; state senza mangiare e senza bere per tre giorni, notte e giorno. Anch’io con le mie ancelle digiunerò nello stesso modo; e dopo entrerò dal re, sebbene ciò sia contro la legge; e se devo morire che io muoia!” (Ester 4:16).
La vittoria del popolo di Dio: “… il giorno che i nemici dei Giudei speravano di averli in loro potere, avvenne invece tutto il contrario; poiché furono i Giudei che ebbero in loro potere i loro nemici” (Ester 9:1).
Ricompensa e gioia per il popolo di Dio: “E in ogni provincia, in ogni città, dovunque giungevano l’ordine del re e il suo decreto, vi furono, tra i Giudei, gioia ed esultanza, banchetti e giorni lieti. E molti appartenenti ai popoli del paese si fecero Giudei, perché il timore dei Giudei si era impadronito di loro” (Ester 8:17).
Questi versetti biblici ci mostrano come la provvidenza divina e la fede del popolo li abbia aiutati a superare un momento di grande pericolo e a ottenere la vittoria contro i loro nemici.
Schema del libro di Ester
Una bella giudea nel palazzo di un re straniero (1:1-2:18)
L’olocausto dei Giudei incombe (2:19-3:15)
La regina giudea viene in soccorso (4:1-5:8)
Il giudeo onorato dal suo acerrimo nemico (5:9-6:14)
Il nemico dei Giudei al capolinea (7:1-10)
Un editto regale salva i Giudei (8:1-10:3)
Il fulcro teologico di Ester
Sebbene il libro di Ester presenti la caratteristica unica di non contenere alcun riferimento a Dio, gli sviluppi specifici della storia e il modo in cui il narratore li racconta indicano che Dio, la presenza invisibile, sia la mente dietro ogni cosa che accade.[3]
Per esempio, quando Mardocheo, cugino della regina Ester, la esorta a rischiare la vita, egli conclude:
“... chi sa se non sei diventata regina proprio per un tempo come questo?” (Ester 4:14).
Con queste parole, Mardocheo sottintende che la presenza della cugina a palazzo sia il mezzo stabilito da Dio per salvare il Suo popolo: Ester deve usare la propria posizione regale, strategicamente assegnatale, per essere uno strumento di soccorso, affinché i piani di Dio non siano ostacolati ma, anzi, adempiuti. Ester è quindi ritratta come una figura salvifica, simile alle numerose altre attraverso cui Dio ha operato a questo scopo nel corso della Storia.
Origine del titolo
Il titolo del libro è ispirato al nome di uno dei protagonisti della storia, Ester.
Si tratta di uno dei due soli libri della Bibbia il cui protagonista è una donna; l’altro prende il nome da Rut, la moabita. Nonostante ciò, altri libri della Bibbia contengono riferimenti a figure femminili importanti per la storia di Israele, come il giudice Debora.
Quindi Ester fa parte dell’illustre compagine di donne scelte per avere un ruolo di rilievo nella vita del popolo di Dio, i Giudei, nel corso della grande storia delle Scritture.
L’eroe/eroina della storia
Anche se il libro prende il nome da Ester, che è uno dei personaggi principali, è Mardocheo, e non Ester, a essere acclamato alla fine della storia (Ester 10).
Inoltre, il narratore descrive Mardocheo come l’eroe, più che Ester, e questo spinge a chiedersi perché non abbia invece dato il nome del libro a Mardocheo. Con questo dettaglio, l’autore stava senza dubbio trasmettendo un messaggio velato ai propri lettori.
Nonostante ciò, l’esegeta ebrea Adele Berlin ci invita a non attribuire il titolo di “eroe” soltanto a un personaggio:
È difficile scegliere un eroe, poiché Ester e Mardocheo condividono questo ruolo. Lavorano come una squadra, inizialmente una dall’interno del palazzo e l’altro dall’esterno, ma alla fine, quando entrambi sono al cuore del governo, esercitano l’autorità in sinergia. Fin quando la trama ruota intorno alla rivalità e all’inimicizia tra Aman e Mardocheo, l’eroe è Mardocheo. Tuttavia, è Ester che progetta e poi compie le azioni che alla fine salvano i Giudei, e ciò la rende la vera eroina della storia.[4]
Articolo tratto dal libro "Dio dietro le quinte"
LA COLLANA
Ogni volume della collana La Parola che Trasforma è concepito per guidare il lettore attraverso un libro specifico della Bibbia, svelandone i temi centrali e le connessioni con il piano di Dio per la redenzione dell’umanità.
L’obiettivo non è soltanto accrescere la comprensione teologica, ma anche stimolare una trasformazione profonda, permettendo alla Parola di Dio di plasmare la mente, il cuore e la vita di chi legge.
La Parola che Trasforma si distingue per il suo approccio accessibile ma accurato: unisce il rigore accademico, frutto del lavoro di eminenti biblisti, a una prosa chiara e coinvolgente, rendendola una risorsa ideale per pastori, insegnanti, studenti e credenti desiderosi di approfondire la loro conoscenza delle Scritture.
La visione che anima questa collana è profondamente radicata nella convinzione che la Bibbia non sia soltanto un libro da studiare, ma una Parola viva e potente, capace di trasformare chi la ascolta e la mette in pratica (Ebrei 4:12; Giacomo 1:22).
[1] La mia cornice interpretativa per la scrittura di questo libro è stata plasmata in modo significativo da intuizioni tratte dai seguenti commentari:
Leslie C. Allen e Timothy S. Laniak, “Ezra, Nehemiah, Esther”, in Understanding the Bible Commentary Series, Baker, Grand Rapids (MI) 2012. Adele Berlin, “Esther”, in JPS Bible Commentary, Jewish Publication Society, Philadelphia (PA) 2001. David Firth, “The Message of Esther”, in The Bible Speaks Today, InterVarsity Press, Downers Grove (IL) 2010. Karen Jobes, “Esther”, in NIV Application Commentary, Zondervan, Grand Rapids (MI) 1999. Per ulteriori discussioni accademiche, si veda la mia bibliografia.[2] David J. A. Clines può essere stato il primo ad applicare questa frase al libro di Ester in: “The Esther Scroll. The Story of the Story”, in Journal of the Study of the Old Testament Supplement Series, n. 30, JSOT Press, Sheffield (UK) 1984, p. 36. Sembra essere stata comunemente usata dai commentatori da allora.
[3] Le versioni in Greco antico e in Latino di Ester includono sei aggiunte (in centosette versetti). Anche se il testo in Ebraico non menziona specificamente Dio, le versioni in Greco e in Latino Lo nominano. Queste aggiunte non sembrano essere originali al libro di Ester, vedi: Kelly A. Whitcomb e Trisha Wheelock, “Esther, Additions to”, in The Lexham Bible Dictionary, a cura di John D. Barry et al., Lexham Press, Bellingham (WA) 2012-2015.
[4] Adele Berlin, “Esther”, in JPS Bible Commentary, Jewish Publication Society, Philadelphia (PA) 2001, p. xxiii.