Il 1° gennaio 2021, la neoeletta Presidente della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, Nancy Pelosi, e il Presidente della Commissione Regolamentare, James P. McGovern, hanno introdotto una nuova serie di regole della Camera per il 117º Congresso “e per altri scopi”. Secondo queste nuove disposizioni, volte a promuovere la diversità e l’inclusione, non si dovranno più usare parole come “padre”, “madre”, “figlio”, “figlia”, “fratello” e “sorella”. In alternativa, termini di genere neutro come “genitore”, “figliə”[1] e “sibling”[2] prenderanno il loro posto. Allo stesso modo, “lui” e “lei” dovranno essere sostituiti da “ləi”.
Nel frattempo, dall’altra parte della Manica, nel sud dell’Inghilterra, al personale ostetrico del Brighton and Sussex University Hospitals NHS Trust è stato consigliato di evitare le espressioni “allattamento al seno” e “latte materno”, a favore di una terminologia più inclusiva come “allattamento al petto” e “latte umano”.[3] Una nuova politica emanata dal Trust mira a “essere inclusiva delle persone transgender e non binarie che partoriscono, senza escludere il linguaggio prettamente femminile o della maternità”.[4] Per le donne, quindi, le opzioni accettabili sono “madri” e “partorienti”; per gli uomini, invece, “padre” o “secondo genitore biologico”.
La dottoressa Holly Lawford-Smith, docente di filosofia politica presso l’Università di Melbourne, in linea con le mie riflessioni sull’argomento, ha subito forti pressioni, sia sul piano personale sia su quello professionale, dopo aver sollevato delle perplessità circa le recenti riforme legislative che consentono alle persone transgender, cioè maschi biologici che si identificano come donne, di accedere liberamente a spazi riservati alle donne, come spogliatoi, camerini, bagni, rifugi, centri per vittime di stupro e violenza domestica, palestre, centri benessere, scuole e centri di detenzione femminili, nonché ad altre realtà tradizionalmente considerate femminili, quali sport a squadre per donne, liste, premi, quote, club, eventi, festival e app di incontri.[5]
C'è una rivoluzione in atto
Non si tratta semplicemente di episodi isolati, bensì di tre recenti esempi che rappresentano la punta dell’iceberg del profondo cambiamento culturale in atto in tutto il mondo occidentale. Ciascuno di essi rappresenta un tassello di un fenomeno più ampio, ovvero l’inarrestabile avanzata di quella che molti definiscono da tempo “la Rivoluzione transgender”.[6]
L’affermarsi di questa rivoluzione non soltanto tende a polarizzare le posizioni, ma inevitabilmente solleva anche interrogativi importanti, di natura sia ontologica sia etica. La questione ontologica può essere riassunta nel modo seguente: è davvero possibile che qualcuno nasca nel “corpo sbagliato”?
Oppure la persona che si sente così è semplicemente confusa sulla propria identità o insoddisfatta del proprio corpo? Le implicazioni morali che ne derivano hanno molteplici sfaccettature e riguardano la sfera sociale, relazionale e giuridica. Ad esempio, è eticamente corretto somministrare farmaci che inibiscono la pubertà ai minori con diagnosi di disforia di genere? È giusto garantire l’accesso ai servizi igienici in base al genere con cui ci si identifica? Il servizio sanitario pubblico è tenuto a finanziare gli interventi chirurgici di riassegnazione del sesso? È lecito permettere a una donna transessuale di partecipare alle competizioni sportive femminili?[7] Come dovremmo considerare il matrimonio tra una donna transessuale e un uomo o viceversa?
Biologia o soggettività?
È comprensibile che le diverse risposte a queste domande tendano a creare contrapposizione tra le persone. Tuttavia, è importante riconoscere che dietro queste apparenti divisioni si celano due concezioni radicalmente diverse di cosa sia il genere e di come esso sia determinato: una concezione che si fonda sull’oggettività biologica, l’altra che enfatizza la soggettività dell’identità di genere.
La concezione più antica, talvolta definita essenzialismo biologico, sostiene che il sesso biologico determina in maniera inequivocabile il genere. Nel caso in cui si percepisca una discrepanza, la soggettività dovrebbe lasciare il passo all’oggettività. Al contrario, la concezione più recente, spesso chiamata essenzialismo psicologico, afferma che i dati biologici oggettivi non determinano affatto il genere di una persona, ma che questo è definito dalla propria identità di genere, per meglio dire, dalla percezione soggettiva di sé.
Alla luce di una così profonda divisione sociale, nonché dei cambiamenti in atto in ambito medico, politico e legislativo indotti dalla diffusa accettazione delle istanze transgender, i cristiani avvertono la necessità di approfondire, con attenzione e preghiera, lo studio delle Sacre Scritture per comprendere quale sia la volontà di Dio di fronte a questi sviluppi epocali.
Una guida biblica per affrontare nuove ideologie
Cosa significa oggi essere uomo o donna? Come può un credente rispondere con grazia e verità alle sfide poste dall’ideologia di genere, dalla disforia e dal pensiero transgender?
In questo libro chiaro, biblicamente fondato e culturalmente lucido, Robert S. Smith offre una guida essenziale per comprendere il dibattito sull’identità di genere alla luce della Parola di Dio.
Con sensibilità pastorale e rigore teologico, l’autore aiuta i lettori a:
Distinguere tra sesso biologico e identità di genere;
Rispondere con amore e discernimento alle trasformazioni culturali in atto;
Difendere la verità del Vangelo senza cedere al compromesso.
Uno strumento prezioso per chi vuole orientarsi in un tema delicato restando saldo nella fede.
[1] Il simbolo schwa (ə) — quella “e” rovesciata — è diventato negli ultimi anni un tema caldo nel dibattito sul linguaggio inclusivo in Italia. Lo schwa è un suono neutro usato in fonetica per rappresentare una vocale centrale e indistinta. In italiano, non è una vocale standard, ma è stato proposto come alternativa neutra al maschile e femminile grammaticali. Esempio: invece di dire “tutti gli studenti” (maschile sovraesteso), chi sostiene una posizione inclusivista vorrebbe, infatti, scrivere: “Tuttə gli studentə”. Vedi: https://www.educationduepuntozero.it/community/a-proposito-di-schwa-dibattito-sullitaliano-inclusivo.shtml. N.d.E.
[2] La lingua inglese, così come altre, dispone di un termine specifico, “sibling”, per designare l’idea di fratelli senza specificazione del sesso, che sia valido, cioè, sia per i fratelli sia per le sorelle. Nel vocabolario italiano, non esiste un equivalente diretto di questa parola. Situazioni simili si riscontrano nel caso di “nipote”, “genitore” o “coniuge”. Nella nostra lingua italiana, si tende a privilegiare l’uso del maschile come forma generica, il che implica che parole come “fratellanza” e “fraternità” siano comunemente utilizzate per riferirsi a entrambi i sessi. N.d.E.
[3] Hayley Dixon: “Policy tells midwives to use terms such as ‘chest feeding’ and ‘human milk’”, The Sydney Morning Herald, 10 febbraio 2021. Visita il sito per l’articolo completo: https://www.smh.com.au/world/europe/new-policy-tells-midwives-to-stop-using-terms-such-as-breastfeeding-and-breastmilk-20210210-p571b7.html.
[4] “Brighton NHS Trust introduces new trans friendly terms”, BBC News, 10 febbraio 2021. Visita il sito per l’articolo completo: https://www.bbc.com/news/uk-england-sussex-56007728.
[5] Karl Quinn, Transphobic website puts Melbourne University academics at odds, The Age, 25 febbraio 2021. https://www.theage.com.au/lifestyle/gender/transphobic-website-puts-melbourne-university-academics-at-odds-20210225-p575u4.html. Il sito web fondato da Lawford-Smith, “No conflict, they said”, è disponibile al seguente indirizzo: https://www.noconflicttheysaid.org.
[6] Ad esempio, Russell Moore: “The Transgender Revolution and the Rubble of Empty Promises”, The Gospel Coalition 6 giugno 2017. Articolo consultabile al seguente indirizzo: https://www.thegospelcoalition.org/article/transgender-revolution-and-rubble-of-empty-promises.
[7] Ciò significa che un uomo ha intrapreso un percorso di transizione sociale, ormonale e chirurgica per diventare o, almeno, apparire una donna, altrimenti noto come MTF (male to female).