Io amo la mia chiesa perché … la frequento - ADI-Media

Io amo la mia chiesa perché … la frequento

L'importanza della frequentazione attiva della comunità locale

In tutte le chiese ci sono credenti che frequentano di più i culti domenicali e le riunioni infrasettimanali [studi biblici, incontri di preghiera…] e altri che sono meno presenti; questi ultimi, ahi loro, non esitano a considerare eccessiva l’enfasi posta dal pastore e da altri sull’importanza della partecipazione ai culti, in particolare a quello del “giorno del Signore”, con tanto di lezioni di Scuola Domenicale.

La prima considerazione, spicciola, che vorrei fare riguarda proprio il tempo: sulle 168 ore che compongono una settimana quante ne dedichiamo alle riunioni della chiesa? Tre, quattro o forse anche meno. Immaginatevi ora quale impatto spirituale può produrre nella vita del credente questi pochi minuti riservati agli incontri comunitari! Lascio a voi la risposta.

Per quanto qualcuno possa essere dotato di talento e capace di riservarsi ogni giorno del tempo da dedicare alla comunione personale con Dio, la sua presenza al culto comunitario è un modo molto più essenziale e significativo per crescere, confrontarsi con gli altri credenti e vivere una vita da “corpo” di Cristo e non da “membro” separato. Questa particolarità dovrebbe caratterizzare ed essere una priorità biblica per ogni chiesa.

Vediamo quattro motivi per cui la Bibbia dà priorità all’assemblea dei credenti, seguito da quattro modi in cui il raduno è attualmente minacciato.

Quattro motivi per cui la Bibbia dà priorità all’incontro tra credenti

1) La presenza del Signore lo raccomanda.

Il Signore Gesù promette la Sua presenza quando il Suo popolo si riunisce: “Poiché dovunque due o tre sono riuniti nel nome mio, io sono lì in mezzo a loro” (Matteo 18:20).

Il versetto ci parla della semplicità e la spontaneità delle riunioni della chiesa: niente cerimonie o formalismi ma riunirsi “nel nome del Signore”; il versetto, inoltre, non c’impressiona neppure per la quantità di persone presenti ma unicamente per un fattore distintivo: “… io sono in mezzo a loro”. Alla luce dell’intera narrazione biblica, questo passo mostra le straordinarie implicazioni escatologiche di quella comunione tra i credenti e il loro Salvatore.

La presenza di Dio era andata perduta in Eden (Genesi 3:8), ma poi è ritornata in mezzo al popolo rappresentata dal tabernacolo e l’arca del patto (Esodo 25:8, 22; Levitico 26:11, 12), nel paese che Israele avrebbe conquistato (Numeri 35:34) e nel tempio di Gerusalemme (I Re 8:10, 11). Ma, per così dire, la Sua presenza con Israele è sempre stata in qualche modo limitata: “Ma è proprio vero che Dio abiterà sulla terra?” (I Re 8:27).

Con la venuta di Cristo, però, Dio è venuto ad abitare e a sacrificare la Sua vita per il Suo popolo (Giovanni 1:14; 10:11-15; 14:23), affinché quanti avrebbero accolto il Figlio sarebbero diventati, a loro volta, figli di Dio riuniti in uno (Giovanni 1:11-13; 11:51, 52). E ora, poiché Cristo risorto è presente tra il Suo popolo raccolto nel Suo nome, abbiamo il privilegio di unirci a Lui come Suoi fratelli e sorelle, lodando il Padre Suo e nostro (cfr. Salmo 22:22; Ebrei 2:12): “affinché di un solo animo e di una stessa bocca glorifichiate Dio, il Padre del nostro Signore Gesù Cristo” (Romani 15:6).

La parola stessa che Gesù sceglie per la sua comunità, ekklesia, implica che la chiesa è “un insieme di persone chiamate da qualche luogo per riunirsi in assemblea”. Siamo chiesa perché siamo stati chiamati grazie all’annuncio del Vangelo che ha raggiunto il nostro cuore, ma siamo anche chiesa perché nonostante durante la settimana siamo dispersi nelle nostre mille attività, siamo chiamati a raccoglierci intorno al Signore e alla Sua Parola per adorarlo e ascoltarlo.

Le nostre riunioni attuali, legate alla terra, anticipano il tempo in cui Egli dimorerà con noi visibilmente (Apocalisse 21:3; 22:4). Che privilegio e che promessa! Chi vorrebbe perderselo?

2) Il comando del Signore lo richiede.

Riunirsi non è soltanto un privilegio, ma anche un comando che crea una solenne responsabilità. “Non abbandonando la nostra comune adunanza come alcuni sono soliti fare, ma esortandoci a vicenda; tanto più che vedete avvicinarsi il giorno” (Ebrei 10:25).

In tutto il Nuovo Testamento, vediamo come la Chiesa si riuniva con regolarità ogni giorno e, in particolare, nel giorno del Signore che per noi è un modello e un precetto (cfr. Atti 2:42; 20:7; Giovanni 20:19, I Corinzi 16:2).

3) La comunità del Signore ne ha bisogno.

L’adunanza fraterna è raccomandata e comandata per il nostro bene. Uno degli scopi principali del riunirsi è l’edificazione reciproca. È vero che la chiesa può essere edificata attraverso conversazioni informali, nella devozione personale o in piccoli gruppi di credenti che si radunano saltuariamente a livello familiare. Ma il Nuovo Testamento sottolinea ripetutamente che la chiesa, cioè l’insieme dei credenti che costituiscono la comunità locale, è edificata quando “si riunisce” (I Corinzi 11:20, 33, 34; 14:26-40).

4) Le immagini della chiesa lo implicano.

Le immagini che la Scrittura usa per descrivere la chiesa evidenziano la necessità di essere e stare uniti, insieme.

La chiesa è il corpo di Cristo che riconosce le altre parti del corpo quando si riuniscono come un unico corpo ed esercitano la propria funzione l’una in funzione dell’altra (Romani 12:3-8; I Corinzi 10:17; 12:12-31, 14:1-19).

La chiesa, inoltre, è un tempio in cui tutte le pietre sono costruite insieme attraverso l’edificazione reciproca che avviene quando si riuniscono (I Corinzi 3:16, 17, Efesini 2:19-22; I Pietro 2:4, 5).

La chiesa è una famiglia in cui ci si nutre a vicenda con la Parola di Dio, si esorta vicendevolmente ed eleva insieme il proprio canto a Dio sotto l’impulso della grazia  (Colossesi 3:16; I Tessalonicesi 4:18; 5:11; Ebrei 12:12-15; Efesini 5:18-21). La Chiesa è un gregge di pecore che sta insieme nell’ovile (Giovanni 10:1-21).

Quattro minacce alle riunioni comunitarie

1) Le “riunioni virtuali” sono comode.

Il tempo trascorso in isolamento forzato a causa del Covid ha scatenato una vera e propria corsa ai Video: Zoom, Google Meet e altri svariati strumenti digitali sono venuti in soccorso alle chiese creando delle “comunità virtuali”.

I social, concepiti per unire, hanno di fatto creato un ulteriore isolamento generando un effetto boomerang e, di fatto, concedendo a non pochi credenti di continuare a vivere la chiesa via “You Tube”, seguendola attraverso la TV o altri device digitali: nulla di più distante dall’identità biblica di ciò che è Chiesa. Stare comodi a casa, sul divano, senza muoversi, vestiti alla meglio è sicuramente più conveniente e comodo, ma è biblico?

Certamente la pandemia ha fornito alcuni motivi legittimi per astenersi temporaneamente dalle riunioni, ma non dovrebbe mai costituire un precedente per stabilire una regola, perché la regola biblica è quella di adunarsi nel nome del Signore.

2) Le “riunioni inadeguate” ci rendono cinici.

“Inadeguate”, sostanzialmente, sta per “carenti” di sana dottrina, di insegnamento biblico trasmesso con continuità e qualità (cfr. Atti 2:42) e non prive di difetti. Trovare una chiesa dove si insegna la sana dottrina può essere difficile di questi tempi: questo è uno dei segni degli ultimi tempi (cfr. I Timoteo 6:3; II Timoteo 4:3; Tito 1:9; 2:1).

La prevalenza di chiese malsane dovrebbe motivarci a trovare e frequentare a una chiesa sana e non a giustificare la nostra assenza dalla chiesa. Il fatto che non sia facile trovare una chiesa dove si insegni la sana dottrina, infatti, non deve indurci a ritirarci in un cristianesimo senza chiesa: andiamoci, diamo il nostro contributo per migliorare le cose, preghiamo e sosteniamo il pastore, i progetti e le iniziative della nostra chiesa di appartenenza.

Sono fin troppo abusate le frasi: “Io prego e leggo la Bibbia a casa mia…”, “il Signore è ovunque…”. La nostra devozione privata dovrebbe integrare e completare le riunioni della chiesa e non sostituirle, anche se questa ha dei difetti. C’è, indubbiamente, sempre un margine di miglioramento!

3) Prediligiamo l’amicizia alla fratellanza.

I pastori notano che i membri a volte frequentano poco la chiesa di appartenenza perché si recano in altre comunità, magari per incontrare amici e parenti, a scapito di una sana vita comunitaria locale. Questo innesca il pericolo della frammentazione e di un reale senso identitario con il resto dei membri della chiesa di provenienza.

Potrebbe passare un segnale sbagliato, ma la chiesa non si basa sulle amicizie, sulle simpatie, sulla parentela, ma su un legame fraterno con chi, forse, non ti è simpatico, con il quale non hai particolari affinità caratteriali, ma che, però, è tuo fratello o tua sorella in Cristo, membri dello stesso corpo (cfr. Romani 12:14-26).

Naturalmente, non è sbagliato visitare gli amici o i parenti di altre chiese, ma danneggiamo il corpo quando queste visite sono frequenti anziché occasionali. Inoltre, i social media hanno reso più facile sentirsi continuamente in contatto con chi vive a distanza.

Quando le nostre amicizie più estese diminuiscono la nostra capacità di crescere insieme alla famiglia della chiesa locale, ci stiamo sparpagliando troppo e la vita del corpo locale diventerà più superficiale.

4) Trascorriamo il nostro tempo con i non credenti.

Le opportunità di costruire nuovi rapporti con chi non conosce Cristo sono preziose e talvolta difficili. Di conseguenza, alcuni suggeriscono che, per amore evangelistico, i cristiani dovrebbero dare priorità al tempo trascorso con i non cristiani rispetto al tempo trascorso con la loro chiesa locale. Certo, l’incontro in chiesa può edificare voi e gli altri credenti. Ma voi siete già salvati! Quindi perché fare festa sulla scialuppa di salvataggio mentre gli altri stanno annegando? Inoltre, in una società post-cristiana, sono sempre meno le anime che si affacciano alle porte di una chiesa.

Mi piace lo zelo evangelistico che sta dietro a queste considerazioni, ma temo che sia miope e autolesionista. Come potranno i membri della chiesa locale essere equipaggiati e motivati spiritualmente a raggiungere i perduti senza dei regolari incontri di studio, di preghiera e di culto che ne anticipino la gloria?

Purtroppo, non è raro scoprire che “chi andava per evangelizzare è stato piuttosto evangelizzato”, tornando nel mondo e lasciando il Signore. I discepoli stessi, prima di andare, sterro con il Signore, furono preparati, riempiti di Spirito Santo e godevano di una regolare comunione con la fratellanza (cfr. Atti 13:1-3).

Come farà la gente a sapere che siamo discepoli di Gesù se il nostro amore per i perduti è più grande del nostro amore reciproco? (cfr. Giovanni 13:34, 35; I Pietro 3:8). Il vero amore per il prossimo prende sempre le mosse da un amore autentico, per il Signore, la Sua chiesa e la Sua Parola: questi sono i veri presupposti da dove si origina il vero amore per le anime perdute e bisognose della grazia di Dio!

Fratelli e sorelle in Cristo, riunitevi!

Il Signore, nella Sua bontà, ci ha concesso la possibilità di riunirci di nuovo regolarmente per l’adorazione, l’edificazione e il servizio. Ogni forma di isolamento è venuta meno perciò “non abbandoniamo la comunione fraterna” e usiamo gli strumenti di comunicazione digitali unicamente per  quei fratelli o sorelle impossibilitati, a causa di malattia di età molto avanzata… Non siamo, invece, un’occasione per farci dire: “Beh, anche se non ci vado, posso seguire il culto da remoto”. Proprio questo è il problema: essere remoti. Distanti, separati e senza il calore spirituale della vicinanza fraterna.

Alla presenza del Signore facciamo corrispondere la nostra presenza!

Libri per approfondire

I Sentieri Biblici sono delle serie di studio e approfondimento pensate per indicare la “via della vita” a ogni credente desideroso di trovare nella Bibbia quella parola “utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, affinché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona” (II Timoteo 3:16).

Questi studi sono una risorsa gratuita che vogliamo mettere a disposizione per gruppi e chiese. Un’opportunità di riflessione, di applicazione pratica e formazione biblica.

Potrai scaricarli in pdf, stamparli e usarli liberamente nella tua comunità.

La nostra preghiera è che l’analisi di questi argomenti possa far diventare sempre più familiare “l’incontro con la Parola di Dio”, per rimanere sempre più “attaccati alla Parola fedele” (Tito 1:9) e praticare il “non oltre quel che è scritto” (I Corinzi 4:6).

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