Transgender: Ciò che Conta è Ciò che Senti - ADI-Media

Transgender: Ciò che Conta è Ciò che Senti

Il termine transgender è stato inteso in modo generico per indicare diverse categorie un tempo distinte, come i travestiti, i cross-dressers e i transessuali. Oggi è anche utilizzato per includere una serie di categorie coniate di recente, come genderqueer (persone che non si considerano né maschili né femminili), bigender (doppio genere), pangender (ogni genere), gender fluid (genere fluido) e molti altri.

Tra il pubblico, c’è la sensazione che ci debba essere una base genetica o ormonale per sperimentare la percezione di essere nel corpo sbagliato. Eppure non ci sono prove scientifiche decisive per sostenere che il transessualismo o il transgenderismo siano causati dal proprio patrimonio genetico o da qualsiasi altro fattore biologico.

Cosa ancor più importante, gli stessi attivisti transgender sostengono il contrario: insistono sul fatto che la biologia è irrilevante ai fini della definizione del genere. Un video della BBC presenta una giovane donna che s’identifica come non-binaria. La sentiamo affermare: “Non importa in quale struttura di carne sei nato; è ciò che senti quello che ti definisce realmente”. Ciò che conta è ciò che senti. Il corpo è retrocesso a livello di “struttura di carne”. Nessuna dignità è accordata alle capacità uniche inerenti al fatto di essere maschio o femmina.

La narrativa transgender separa completamente il genere dal sesso biologico.

 

La storia di David

Da dove nasce l’idea che l’identità di genere possa essere dissociata dal sesso biologico? Uno dei primi a diffondere questa idea è stato John Money alla Johns Hopkins Medical School. Il primo caso che fu oggetto dei suoi studi fu David Reimer, nato nel 1965, che, da bambino, aveva il suo pene gravemente danneggiato a causa di una maldestra circoncisione. Non vi preoccupate, disse Money ai genitori di David. L’identità di genere è completamente malleabile e sarà un compito semplice rifare di questo ragazzo una ragazza ricorrendo a un intervento chirurgico di riassegnazione del sesso, unitamente a degli adeguati trattamenti ormonali e psicologici. Il caso è stato ampiamente pubblicizzato e, quando ero alla scuola di specializzazione, era presentato come prova inconfutabile che l’educazione (scelta) è più importante della natura (biologia). Un maschio biologico potrebbe dunque essere indotto a pensare di essere femmina e a vivere come una ragazza.

Più tardi si scoprì che Money stava mentendo. Sapeva che David era profondamente infelice a fronte di quella scelta, vale a dire la decisione di vivere da ragazza. David si rifiutò di giocare con le bambole, cercò di impossessarsi dei giocattoli di suo fratello, e disse ai suoi genitori che si sentiva un ragazzo. Quando David aveva quattordici anni, cadde in depressione al punto che i suoi genitori finalmente gli spiegarono che cosa era accaduto. Cominciò immediatamente a vivere da ragazzo e alla fine sposò una donna. L’esperimento di genere non funzionò. La biologia ha avuto la meglio. Eppure il mito che l’identità di genere è indipendente dal sesso biologico sopravvive tenacemente.

 

Ama il tuo corpo

Perché non stiamo incoraggiando le persone ad avere una visione più ampia del corpo? Nuriddeen Knight, una donna di colore che scrive per il Witherspoon Institute, sostiene che il movimento transgender le ricorda un periodo, non molto lontano, quando i neri di pelle più chiara a volte “passavano” come bianchi. Il motivo basilare sembra essere una forma di avversione verso sé stessi: “Una persona di colore che vuole essere bianca rifiuta la propria condizione, e così è per un uomo che vuole essere una donna, o una donna che vuole essere un uomo”.

Knight si chiede: perché non “incoraggiamo le persone ad amare il corpo in cui si trovano? Diciamo alle donne di amare le loro curve e di amare la loro età e di amare la pelle in cui si trovano, ma non diremo loro (e agli uomini) di amare il sesso del loro corpo?”.

Esiste un tipo di amor proprio che proviene dall’accettazione dell’amore di Dio. Una visione del mondo biblica conferisce valore e dignità alla nostra identità di maschio o femmina.

La teologia di genere ha le sue radici nella teologia della creazione. Ciò che Dio ha creato ha un valore intrinseco e gode di una dignità assoluta.

 

Pomosessuale

Nel suo influente libro Questione di genere, Judith Butler sostiene che il genere non è un attributo fisso ma una variabile fluttuante che si sposta in base alle preferenze personali. Il genere è una “finzione”, una “creazione”, una “fantasia” che può essere riformulata liberamente. Questa visione è stata definita pomosessuale (pomo è l’abbreviazione di postmoderno).

Che cosa significa in pratica una visione pomosessuale? Uno psicoterapeuta che scrive in una rivista per “persone queer” spiega che la gente “non vuole entrare in nessuna scatola, gay, etero, lesbica o bisessuale … Vogliono essere liberi di cambiare idea”. L’articolo era rivolto a persone che erano uscite allo scoperto e pensavano di aver trovato la loro vera identità, ma in seguito sono state attratte da relazioni eterosessuali. “Allora, io cosa sono?”, si stavano chiedendo. Non preoccuparti, ha detto l’autore. “Stiamo lanciando una sfida alla vecchia logica modernista. ‘Questo è quello che sono, punto e basta’. Si tratta di un movimento che conduce a una versione postmoderna: ‘Questo è quello che sono adesso’”.

Quando il genere è separato dalla biologia, diventa una realtà che possiamo scegliere, e quindi qualcosa che possiamo anche cambiare.

Come scrive la Butler, quando “il genere è teorizzato come radicalmente indipendente dal sesso, il genere stesso diventa un artificio fluttuante, con la conseguenza che uomo e maschile potrebbero indicare con altrettanta facilità sia un corpo femminile sia uno maschile, e a sua volta, donna e femminile, potrebbero riferirsi a un corpo maschile così come a uno femminile”.

Questa visione postmoderna sta prendendo piede ed è in grado di influenzare soprattutto i più giovani. La madre di un dodicenne ha detto ai giornalisti: “Alcuni giorni Annie è una ragazza, altri giorni è un ragazzo, e alcune volte è entrambi”. Quando la coppia andò ad acquistare l’abito che Annie avrebbe dovuto usare in occasione della laurea, scelse sia un vestito da uomo sia uno da donna, poiché non erano sicuri quale genere avrebbe scelto per la sera. L’articolo spiega: “Annie crede che il genere sia più un tratto mentale che fisico”. Il genere è diventato una componente puramente mentale senza alcun radicamento nella realtà fisica.

Il corpo quindi è diventato un pezzo di materia moralmente neutrale che può essere manipolato per qualsiasi scopo che il sé possa imporvi, come premere uno stampo sulla creta o coniare il profilo di un personaggio famoso su una moneta.

La gente oggi non sa per certo cosa sia una donna o un uomo.

 

E i cristiani?

Chi pensa che il proprio corpo sia soltanto un pezzo di materia che non dà alcun indizio su chi è come persona; chi pensa che la sua identità come maschio o femmina non abbia una dignità o un significato specifico; altri che vedono il loro corpo negativamente come una limitazione della loro autentica identità. Al contrario, come possiamo presentare il punto di vista biblico come qualcosa che sia radicalmente assertivo e al tempo stesso assolutamente positivo?

Il cristianesimo fornisce le basi per una visione della persona che si riveli elevata e veramente umana, intesa come un insieme assolutamente integrato.

Il dimorfismo sessuale (maschile e femminile) non è una limitazione negativa imposta dalla natura. Né è una mossa opprimente ideata dalla cultura dominante. È una forma positiva e sana d’interdipendenza che parla della nostra creazione come esseri sociali progettati in funzione dell’amore, della dipendenza reciproca nel matrimonio, nelle famiglie e nelle comunità.

Quando parlano con i non credenti, i cristiani devono testimoniare della loro visione del mondo, nella certezza di avere il potere di “distruggere le fortezze”. E quali sono queste roccaforti? Sono i “ragionamenti” e “tutto ciò” che si oppone alla “conoscenza di Dio” (II Corinzi 10:4, 5). I credenti devono aiutare le persone a comprendere che la visione secolare della natura umana non si adatta alla realtà degli esseri umani. Non corrisponde al mondo reale.

I cristiani evangelici devono mostrare compassione per chi soggiace alle pressioni di una società pomosessuale, che spinge a disprezzare il corpo e a rifiutare la propria identità biologica. Onorare Dio significa amare quelli che portano la Sua immagine nel mondo, aiutando le persone che sono intrappolate da idee distruttive e disumanizzanti a realizzare una vera liberazione. L’apostolo Paolo scrisse: “L’amore di Cristo ci costringe” (II Corinzi 5:14) e la stessa motivazione dovrebbe guidare anche i cristiani di oggi.

 

 


Tratto dal libro “Ama il Tuo Corpo”

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