Io amo la mia chiesa perché … non smetto mai di pregare - ADI-Media

Io amo la mia chiesa perché … non smetto mai di pregare

Durante la mia permanenza a Kuwait City, ho frequentato una chiesa evangelica che si trovava all’interno di una sorta di enclave composta da cittadini occidentali: ingegneri di vario genere, medici, tecnici industriali etc. In questa nicchia di città c’era questa piccola comunità di credenti che frequentava un locale di culto all’ingresso del quale c’era scritto: una chiesa che prega è una chiesa che cresce. La frase mi è rimasta perennemente nella memoria e nel cuore perché si tratta di una caratteristica distintiva di ogni chiesa che si rifà al modello del Nuovo Testamento.

Ma quali sono le caratteristiche delle chiese che pregano? Come possiamo crescere nella nostra vita di preghiera?

In I Timoteo 2:1-8, Paolo passa dall’esortazione a Timoteo affinché corregga i falsi insegnanti di Efeso all’attenzione sulla vita di preghiera. Infatti, uno dei grandi piani di Dio per la chiesa è quello di essere un luogo di preghiera. In Marco 11:17, Cristo ha definito il tempio come “casa di preghiera per tutte le genti”. In ogni caso, i credenti sono il tempio di Dio sia individualmente che corporalmente (cfr. I Corinzi 3:16; 6:19). Pertanto, dovremmo essere caratterizzati dalla preghiera.

Tuttavia, se siamo onesti, la maggior parte di noi lotta per trovare del tempo da dedicare alla preghiera e per il modo in cui pregare. In I Timoteo 2:1-8, apprendiamo le caratteristiche delle chiese che pregano. Sebbene il contesto sia il culto pubblico (cfr. I Timoteo 3:15), la maggior parte di queste verità si applica anche alla nostra vita di preghiera privata.

Ma cerchiamo di scorgere quali siano le caratteristiche delle chiese che pregano che si possono riscontrare in I Timoteo 2:1-4.

Le chiese che pregano danno priorità alla preghiera

“…prima di ogni altra cosa, che si facciano suppliche, preghiere, intercessioni, ringraziamenti per tutti gli uomini” (v. 1 ).

L’importanza che Paolo annette a questa prima esortazione è indicata dal “prima di ogni altra cosa”, e che cosa intende Paolo aggiungendo “prima di tutto” alle sue istruzioni sulla preghiera? Sembra proprio che voglia attestare la priorità della preghiera nella vita comune della Chiesa, infatti, usa la parola “esortare” per sottolineare ulteriormente la sua importanza. La chiesa deve dare priorità alla preghiera, così come i singoli credenti.

Vediamo la priorità data alla preghiera sin dalla chiesa delle origini nel libro degli Atti (cfr. Atti 2:42; 6:3, 4).

La chiesa delle origini si dedicava alla preghiera e gli apostoli la consideravano prioritaria persino rispetto al servizio da rendere alle vedove bisognose. Avevano bisogno di prestare attenzione alla preghiera e al ministerio della Parola. Questa deve essere la nostra priorità come chiesa e come singoli credenti. Il libro degli Atti è costellato di “riunioni di preghiera”, dall’alto solaio a Pentecoste, alla preghiera del cap. 4, alle fervide preghiere fatte dalla chiesa per Pietro in prigione, prima della chiamata di Paolo e Barnaba per la missione… È stato detto: “La preghiera non è la preparazione per una grande opera. È la grande opera!”. Per questo motivo, la preghiera deve essere la nostra priorità. È il modo che Dio ha scelto per costruire il Suo regno.

La preghiera deve essere, insieme alla Parola, prioritaria durante il culto della chiesa e deve essere una priorità anche nella nostra vita individuale. Purtroppo, nella maggior parte delle chiese la preghiera non è una priorità. In diverse chiese ci sono più annunci che preghiere. E la nostra preghiera individuale spesso non è molto diversa dal fare una lista di cose che vorremmo Dio ci faccia piuttosto che una dialogo con Lui.

Ma come possiamo dare priorità alla preghiera comune e a quella individuale?

  • Diamo priorità alla preghiera pregando per ogni cosa, in ogni momento.

Prima Tessalonicesi 5:17 dice: “Non cessate mai di pregare”. Dobbiamo imparare a pregare quando siamo preoccupati, arrabbiati, affamati, assonnati, riposati e al lavoro. Dobbiamo pregare in ogni momento. È una disciplina che dobbiamo sviluppare imparando a portare ogni pensiero e attività davanti a Dio. La preghiera non è importante soltanto per il regno di Dio, ma anche per noi. Pertanto, dobbiamo imparare a farlo in ogni momento (cfr. Luca 18:1; 21:36; Romani 12:12; Efesini 6:18; Colossesi 4:2).

  • Diamo priorità alla preghiera riservando del tempo specifico per pregare.

Questo va di pari passo con l’ultimo punto. Abbiamo bisogno di momenti specifici dedicati alla preghiera per imparare a pregare senza sosta. La vita stessa di Gesù, oltre a quella di Daniele o del salmista, ci parla dell’importanza di mettersi in disparte e di dedicare dei momenti specifici alla preghiera (cfr. Luca 9:18, 28; Marco 1:35; Daniele 6:10, 13; Salmi 5:3; 55:17; 88:13).

  • Diamo priorità alla preghiera riservando del tempo per la preghiera comune.

I credenti dovrebbero dedicare del tempo alla preghiera comune, soprattutto quando la Chiesa si riunisce. Anche nel cosiddetto “Padre Nostro” è implicita la necessità di pregare in comune: “Dacci il nostro pane quotidiano. Rimetti a noi i nostri debiti…” (cfr. anche Matteo 18:19, 20).

La preghiera comune ha un potere enorme; Dio s’incontra con noi in modo speciale quando vi partecipiamo. Questa realtà dovrebbe spingere i conduttori a riservare più momenti di preghiera comune ai servizi e alle riunioni della chiesa e incorporare la preghiera nei momenti di lode, prima dell’offerta, così come prima, durante e come risposta alla predicazione della Parola. Dovremmo riservare del tempo alla preghiera anche nei nostri incontri casuali con i credenti.

Quando ci incontriamo con altri fratelli e sorelle per un caffè, un pranzo o una cena, dovremmo riflettere sulle richieste di preghiera e incoraggiarci a vicenda. La preghiera dovrebbe essere la priorità nei servizi di culto e nella nostra vita individuale. Quando non lo è, la volontà di Dio non si compie (cfr. Atti 1:14; 3:1; 12:12; 16:13; Romani 12:12).

Le chiese che pregano, pregano per tutti

“Io esorto dunque, prima di ogni altra cosa, che si facciano suppliche, preghiere, intercessioni, ringraziamenti per tutti gli uomini” (v. 1)

Paolo esorta affinché “suppliche, preghiere, intercessioni, ringraziamenti” siano fatte in favore di “tutti gli uomini”. Una delle cose che possiamo scoprire sulla preghiera da questo versetto è che tutte le persone hanno bisogno di preghiere. Non c’è persona che conosciamo che non abbia bisogno della grazia costante di Dio e, quindi, delle nostre preghiere.

Che cosa significano i vari tipi di preghiera che Paolo menziona?

  1. Supplica deriva da una parola che significa “mancare”, “essere privi di qualcosa”. Questo tipo di preghiera nasce dal senso di bisogno (cfr. I Re 8:52, 54, 59). Da qui la necessità di ricevere ciò che vada a “supplire” a tale mancanza. Si riferisce a una fervida e implorante invocazione per lo Spirito Santo (cfr. Romani 8:26; Giuda 20). Quando eleviamo le nostre suppliche a Dio, dobbiamo avere fiducia nel fatto che Dio si prende cura di noi e vuole darci il meglio di Sé.
  2. Preghiera è un termine generale che indica tutte le comunicazioni con Dio (cfr. Efesini 1:16; Salmo 6:9). A differenza delle suppliche, è usata soltanto per Dio nella Bibbia. Pertanto, probabilmente include un “elemento unico di adorazione e riverenza”. Nella nostra adorazione, dobbiamo costantemente riflettere per lodare Dio per quello che è e onorare le Sue caratteristiche. Il Padre Nostro inizia con “Sia santificato il tuo nome”.
  3. Intercessione è, in generale, l’intervento che si fa presso qualcuno al fine di ottenere un beneficio per altri. Il significato originario del termine era tratto dal diritto romano dove era tipica “l’intercessio tribunicia”, cioè l’intervento del tribuno della plebe a favore di un plebeo per proteggerlo dal provvedimento di un magistrato, ma non è soltanto una parola di difesa, ma anche di empatia, simpatia, compassione e coinvolgimento. Dovremmo impegnarci costantemente per intercedere in favore degli altri e incoraggiarci a vicenda attraverso la preghiera. Lo Spirito Santo intercede per noi, Gesù intercede per noi e noi dobbiamo intercedere “per tutti gli uomini” (cfr. Romani 8:26, 27, 34; Ebrei 7:25; Giacomo 5:16).
  4. Ringraziamento si riferisce a un senso di gratitudine di fondo per la grazia di Dio. I Tessalonicesi 5:18 ci invita a rendere grazie in ogni circostanza, perché questa è la volontà di Dio per la nostra vita (cfr. Filippesi 4:6; Colossesi 4:2).

Purtroppo, spesso le nostre preghiere tendono a concentrarsi soltanto sui nostri amici, sulla nostra famiglia e, forse, sulla nostra chiesa. Ma questo versetto c’insegna che dobbiamo pregare “per tutti gli uomini”, fondamentalmente per la loro salvezza: questa è la volontà di Dio! (cfr. (v. 3; Ezechiele 33:11; II Pietro 3:9). Poiché la Chiesa è costantemente sotto attacco da parte del maligno noi, come credenti, dovremmo rivestirci dell’armatura di Dio e incoraggiarci costantemente nel pregare gli uni per gli altri e per tutti (cfr. Efesini 6:10-18) alle chiese locali, alla Chiesa nelle nazioni e alla Chiesa a livello globale. Hanno bisogno delle nostre preghiere e la realtà è che, poiché siamo tutti parte del corpo di Cristo, essi ci riguardano sempre, come noi riguardiamo loro. Le parti del corpo sono legate e quindi dipendenti l’una dall’altra; questo dovrebbe incoraggiarci a pregare continuamente per la prosperità delle altre chiese.

Le chiese che pregano, pregano per le autorità

“Per i re e per tutti quelli che sono in autorità, affinché possiamo condurre una vita tranquilla e quieta, in ogni pietà e dignità. Questo è buono e accettevole davanti a Dio, nostro Salvatore” (vv. 2, 3 )

Paolo passa dalla preghiera in generale per tutti gli uomini a quella specifica per chi occupa una posizione di autorità e lo fa specificando anche la ragione: “… affinché possiamo condurre una vita tranquilla e quieta, in ogni pietà e dignità”.

Questa sarebbe stata una sfida enorme per i cristiani che vivevano a Efeso. In quel periodo a Roma regnava Nerone. Egli guidò un’ondata di persecuzioni contro i cristiani. Dava fuoco ai cristiani per illuminare il suo giardino. Nell’anfiteatro metteva dei pezzi di carne sui cristiani e mandava i leoni a inseguirli. Tuttavia, Paolo non dice a questi cristiani di ribellarsi, protestare o combattere per i loro diritti. Li invita a pregare per le autorità (cfr. anche Romani 13:1-4). Per questo motivo, i cristiani devono intercedere costantemente per loro, soprattutto per quelli che sono malvagi perché non dobbiamo mai dimenticare che: “Il cuore del re, nella mano dell’Eterno, è come un corso d’acqua; egli lo dirige dovunque gli piace” (Proverbi 21:1). Il nostro Dio è sovrano: può cambiare il cuore anche dei governanti più spietati.

Ma questo versetto si applica anche per la preghiera rivolta a Dio in favore delle autorità spirituali, dei nostri conduttori e guide, infatti siamo chiamati a pregare anche per i nostri pastori e altri responsabili spirituali della chiesa (cfr. Ebrei 13:7, 18; I Tessalonicesi 5:12, 13, 25; II Tessalonicesi 3:1). Essi hanno bisogno delle nostre preghiere anche perché sono il bersaglio di molti assalti del nemico. Quando trascuriamo di pregare per loro, ciò si ripercuote negativamente non soltanto su di loro, ma sull’intera comunità. Inoltre, pregare per i nostri conduttori ci libera da uno spirito critico. Siamo meno propensi a scagliare pietre contro qualcuno per cui preghiamo costantemente. I nostri conduttori hanno bisogno di questo tipo di sostegno.

Charles Spurgeon, il noto predicatore britannico del secolo scorso, vide migliaia di persone avvicinarsi alla fede in Cristo grazie alla sua predicazione… In una delle sue visite in Europa, Spurgeon incontrò un pastore americano che gli disse: “Desidero da tempo vederla, signor Spurgeon, e porle una o due semplici domande. Nel nostro Paese ci sono molte opinioni sul segreto della sua grande capacità. Sarebbe così gentile da darmi il suo punto di vista?”. Dopo un attimo di pausa, Spurgeon disse: “La mia chiesa prega per me”. (In Iain, Murray, The Forgotten Spurgeon [Banner of Truth], p. 44).

Le chiese che pregano, pregano per la salvezza del mondo

“Questo è buono e accettevole davanti a Dio, nostro Salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità” (vv. 3, 4)

Passando dalla preghiera generale per tutti alla preghiera specifica per i conduttori e le autorità, Paolo pone l’attenzione sulla preghiera per la salvezza delle anime, perché Dio vuole che tutti gli uomini – per i quali dovevano pregare – fossero salvati (cfr. Isaia 45:22; Ezechiele 18:23, 32; Luca 14:23; Giovanni 3:15-17). Il fatto che Paolo li esorti a pregare per la salvezza di tutti gli uomini suggerisce che gli efesini non lo stessero facendo o che avessero difficoltà in questa particolare area. Due filoni di falsi insegnamenti potrebbero aver ostacolato gli sforzi evangelistici a Efeso. Uno era quello dei giudaizzanti. Questi si concentravano sullo scopo salvifico di Dio per i Giudei e per chi seguiva la legge (cfr. 1:7). C’erano anche implicazioni riguardanti la dottrina gnostica, che insegnava la necessità di una rivelazione speciale per essere salvati. Lo si può dedurre dalla dichiarazione di Paolo che Cristo è soltanto il mediatore tra Dio e gli uomini (2:5). Per gli gnostici, c’erano molti mediatori e le persone avevano bisogno di questa conoscenza speciale per ereditare la salvezza. Pertanto, per il giudaizzante e lo gnostico, la salvezza non era necessariamente per tutti. Era per l’élite etnica o spirituale. Forse a Efeso era presente una forma di snobismo cristiano che ostacolava gli sforzi evangelistici. Pertanto, Paolo ricorda loro che Dio desidera che tutti siano salvati, non alcuni (v. 4; cfr. Tito 2:11).

Purtroppo, questo si manifesta in ogni caso anche nelle chiese di oggi che si trasformano in una sorta di club cristiani preoccupati soltanto di sé stessi, del proprio appagamento e si nutrono della propria autostima e quindi smettono di evangelizzare e di pregare evangelisticamente.

Per questo l’apostolo precisa: “Infatti c’è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo,  il quale diede se stesso come prezzo di riscatto per tutti; fatto che doveva essere attestato a suo tempo e del quale io fui costituito araldo e apostolo (io dico il vero, non mento), insegnante dei Gentili nella fede e nella verità. Io voglio dunque che gli uomini preghino in ogni luogo, alzando mani pure, senza ira e senza dispute” (vv. 5-8).

Una chiesa che si definisce tale, secondo i canoni del Nuovo Testamento è una chiesa che prega, che evangelizza, che insegna la Parola di Dio: una chiesa che si fa amare.

I Sentieri Biblici sono delle serie di studio e approfondimento pensate per indicare la “via della vita” a ogni credente desideroso di trovare nella Bibbia quella parola “utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, affinché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona” (II Timoteo 3:16).

Questi studi sono una risorsa gratuita che vogliamo mettere a disposizione per gruppi e chiese. Un’opportunità di riflessione, di applicazione pratica e formazione biblica.

Potrai scaricarli in pdf, stamparli e usarli liberamente nella tua comunità.

La nostra preghiera è che l’analisi di questi argomenti possa far diventare sempre più familiare “l’incontro con la Parola di Dio”, per rimanere sempre più “attaccati alla Parola fedele” (Tito 1:9) e praticare il “non oltre quel che è scritto” (I Corinzi 4:6).

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