Mantenere la tensione (ed evitare la divisione) - ADI-Media

Mantenere la tensione (ed evitare la divisione)

“Non puoi permettere che queste persone pensino che avrebbero potuto tranquillamente votare per quel tale o tal altro esponente politico e sentirsi veramente cristiani!”.

Predico in modo talvolta pungente e appassionato, nonostante ciò raramente vengo “affrontato”, ma una certa donna, però, ferma nella sua convinzione, appena sceso dal pulpito, si è parata davanti a me pronta a darmi battaglia per difendere le proprie posizioni. Nel mio sermone, avevo fatto presente che i cristiani non possono odiarsi a vicenda, specialmente per motivi politici. Il mio errore (ai suoi occhi) è stato quello di fare riferimento a fatti accaduti dopo le alle elezioni presidenziali del 2016 negli Stati Uniti e il sarcasmo che alcuni cristiani hanno usato contro “quelle persone” che avevano sostenuto l’altra parte (e come “quelle persone” abbiano restituito il favore con prontezza). Apparentemente, avrei dovuto stare dalla sua parte, ovviamente l’unica plausibile e “corretta”.

Ho cercato di spiegare che l’esempio di Cristo ci impone di amare tutte le persone per cui Gesù ha versato il proprio sangue, anche quando esprimono convinzioni politiche diverse da quelle che noi abbiamo abbracciato. Dopo cinque minuti della mia migliore persuasione pastorale, lei rimase qualche istante in silenzio, e a quel punto concluse: “Va bene, ma non puoi fargli credere che quanto hanno fatto sia giusto”.

A questo punto mi sono educatamente scusato e ho guadagnato velocemente l’uscita. L’aria fresca del New England mi accolse mentre camminavo verso l’automobile. Sistemandomi nell’oscurità del mio abitacolo, feci quello che molti esseri umani fanno in modo del tutto istintivo: controllai il mio cellulare. Ecco spuntare un’e-mail. Era di un altro credente che aveva ascoltato il mio sermone, denunciando il mio approccio troppo permissivo con “quelli dell’altra parte”. Mi informò che da ora in avanti avrebbe cercato un’altra chiesa, una comunità che fosse schierata dalla “parte giusta”.

Rimasi in silenzio.

Poi, inaspettatamente, mi misi a ridere. Forse a indurmi al riso fu l’assurdità di ricevere lamentele diametralmente opposte a proposito di un brevissimo esempio citato nel medesimo sermone. Forse fu una reazione al fatto che il senso del mio intervento era stato completamente frainteso, e l’approccio contro cui stavo predicando sembrava incarnato alla perfezione da questi messaggi. Eppure sono dell’avviso che la mia risata fosse una reazione a una profonda tristezza che sperimentavo in quell’istante, e che ancora percepisco, a fronte della nostra tendenza come cristiani ad anatemizzarci reciprocamente su moltissime questioni, anche del tutto marginali.

Quando i santi si schierano

Sono un pastore di Boston, Massachusetts. Pasturare in uno dei centri educativi più importanti del pianeta[1] è una gran cosa. Ma meno grandiosa è la stretta correlazione tra l’intelligenza percepita e l’opinione fortemente sostenuta. Nei media, le persone “intelligenti” non affrontano più il disaccordo come un’occasione per alimentare il dialogo, ma semmai per dar libero sfogo a una competizione tribale, la lotta nel fango con un punteggio finale da acquisire. Cinque minuti su qualsiasi piattaforma di social media mostreranno, anche al più ottimista, che il mondo prende l’esempio dai suoi media. Nello studio Hidden Tribes, More in Common, un’iniziativa internazionale volta a comprendere questo fenomeno, si rileva che “molte delle questioni più conflittuali di oggi sono inquadrate come lotte basate sull’identità tra noi e loro”.[2]

Anche la tecnologia non aiuta. La Silicon Valley ci aveva promesso l’avvento di un’era di pace tramite la rete digitale mondiale: tutti connessi tutti contenti! Ma quello che abbiamo ottenuto è stato, per lo più, un ricettacolo di porno, distrazione, video di cani e gatti, e molta tribalità. Ghettizzati da gigantesche compagnie tecnologiche in vicoli digitali, ci troviamo sempre più nell’eco-camera di quelli che la pensano come noi, abbastanza vicini alla tribù più prossima per lanciare commenti odiosi, ma abbastanza lontano da loro da rendere l’impegno, l’amore e il pensiero quasi impossibili. Il risultato? Schierarsi, in modo deciso e con toni sempre accesi.

Nella seconda decade del terzo millennio, questo è il modo in cui funziona (o meglio non funziona) il mondo occidentale e, purtroppo, anche la chiesa si comporta in maniera simile. Anche noi siamo molto bravi a creare tribù, a tracciare confini e a guardare dall’alto in basso quelli che si collocano dalla “parte sbagliata”. Siamo molto più bravi a sapere cosa non siamo, e il motivo per cui “loro” sono sbagliati, piuttosto che ascoltare attentamente, amare profondamente e a essere disposti a imparare dagli altri. Siamo anche peggio del mondo: ci arrabbiamo per le stesse cose del mondo e poi, quando abbiamo finito di discutere di quelle cose, aggiungiamo il tribalismo teologico, giusto per non farci mancare niente.

E così la chiesa, i cristiani, compresi me e te, perdono l’unità per cui Cristo ha pregato, compromettendo l’esperienza di vita in vista della quale è morto e risorto, e la testimonianza convincente che il Salvatore ha richiesto.

Non c’è un altro modo? Non sei stanco dei continui contrasti e contese? Non vorresti che tutti iniziassero ad ascoltare, e che gli spazi cristiani, siano essi fisici o virtuali, potessero essere più simili al paradiso che all’inferno? Ti preoccupano i danni che il tribalismo sta infliggendo alla nostra testimonianza? Non pensi mai che gli “altri” possano avere ragione e che tu ti stia perdendo qualcosa che Dio vuole mettere a nostra disposizione, ma non osi sporgere la testa oltre la trincea della tua squadra e accarezzare l’eventualità almeno di considerare una prospettiva diversa?

Se hai questo desiderio, o ti preoccupi di eventualità del genere, allora l’antidoto può essere di una semplicità disarmante: smettila di prendere posizione, di schierarti a prescindere, di estremizzare i pensieri, i discorsi e le azioni.

La verità è la verità, e a volte è binaria

In primo luogo, voglio essere chiaro su ciò che non intendo assolutamente affermare. Non sto dicendo che i cristiani non dovrebbero mai schierarsi (cfr. Giosuè 24:15; Luca 11:23; etc.). Identificarsi in Cristo e ubbidire alla Sua Parola equivale ad assumere una posizione ben precisa, e quindi non essere contemporaneamente mille altre cose. Il percorso del credente in Cristo inizia con il ravvedimento, un letterale allontanamento dal peccato, imboccando la strada della salvezza e di una vita nuova. Il cristianesimo è fondato su verità non negoziabili che ci impongono di allontanarci da ogni prospettiva che non coincide con la verità:

  • Dio è Dio: le Scritture affermano in continuazione che Dio esiste e che non c’è un Altro come Lui.
  • Dio crea: A ogni piè sospinto le Scritture affermano che Dio ha fatto il mondo e ha creato ognuno di noi.
  • Gesù è il Signore: La signoria di Cristo non è minimamente in discussione. Lui è il Salvatore, ed è il capo. Questo fatto glorioso ci lascia attoniti ma soprattutto ci salva, se lo confessiamo con un cuore fiducioso (Romani 10:9).
  • Siamo salvati per fede e non per opere: se da un lato la Bibbia si preoccupa scrupolosamente di ciò che facciamo, dall’altro esprime con assoluta chiarezza che la salvezza è strettamente legata alla fiducia riposta nell’opera compiuta da Cristo, e quindi non ricorrendo ad altri mezzi.

Ovviamente, l’elenco di cui sopra non è esaustivo. Ma dimostra che la scelta di prendere la Bibbia più seriamente, non certo di meno, equivale ad assumere una posizione ben precisa facendo proprie determinate dottrine.

Ma… il fatto che la nostra fede contenga delle contrapposizioni fondamentali, non significa che ogni aspetto debba seguire necessariamente una logica binaria. Non tutto è una collina su cui morire. Ci sono certamente momenti in cui dobbiamo far riecheggiare la frase di Martin Lutero: “Qui mi fermo, non posso fare altro”, ma ci sono momenti in cui dobbiamo riflettere maggiormente, pregare più a lungo, e avvicinarci un po’ di più, in modo particolare a coloro con i quali non siamo del tutto d’accordo. Quelli che non sono d’accordo con noi, non sono necessariamente degli eretici. Potrebbero esprimere una saggezza alla quale faremo bene prestare ascolto e magari anche delle posizioni che sarebbe opportuno abbracciare sulla scorta del principio: “… esaminate ogni cosa e ritenete il bene” (I Tessalonicesi 5:21).

In secondo luogo, non sto invocando un’improbabile posizione mediana, dove si cerchi di tenere assieme tutte le cose, concedendo a ogni tesi la medesima dignità. La verità non può essere intessuta con delle menzogne. Gesù non ha mai “bilanciato” il giudaismo con il paganesimo romano, né lo fecero gli apostoli Paolo o Pietro, che seguirono il Suo insegnamento.

In terzo luogo, non sto neppure parlando di una via di mezzo aristotelica, scegliendo il meglio di ciò che entrambe le “parti” hanno da offrire per creare un proprio percorso intermedio, frutto di ardite mediazioni. Quella è la strada verso l’autonomia, che ci allontana dall’autorità biblica.

In ultimo, vorrei precisare che non sto sostenendo che tutti hanno un pizzico di ragione e che non importa ciò che si crede se una determinata tesi è funzionale alla nostra prospettiva di vita. Il nostro Salvatore ci ha lasciato una croce insanguinata, a testimonianza del disaccordo divino nei confronti del modo in cui l’umanità aveva gestito la propria vita. Gesù è morto proprio perché ci sono questioni che contano. “Accettare il disaccordo”, alle volte, è una maschera posata sul nostro orgoglio (hanno torto, ma non voglio prendermi la briga di mostrare che stanno sbagliando) o sulla nostra pigrizia (chissà chi ha ragione, ma non ho tempo né voglia di scoprirlo).

Mantenere la tensione

Per smettere di esasperare ed estremizzare le cose, però, dobbiamo cominciare a vedere. Quindi, vi propongo un modo per vedere dove state assumendo posizioni alle quali non siete biblicamente chiamati e iniziare a tenere determinate verità in tensione, lasciando che la Bibbia ci esponga, in alcuni casi, due verità che sono “entrambe da prendere in considerazione” anziché scegliere, a prescindere, per una posizione in modo intransigente: “O questo o quello”. Forse abbiamo bisogno di vivere e crescere nella tensione che si produce nel porre fede e nel conciliare posizioni che non necessariamente richiedono una scelta radicale e per opposti. Smettere di preferire alcuni insegnamenti biblici rispetto ad altri che noi riteniamo i soli preferibili e iniziare ad ascoltare con più attenzione il modo in cui la Bibbia impartisce i suoi insegnamenti. Ecco perché ritengo sia utile proporlo, proprio perché tenere la verità in tensione, non soltanto ci induce a scavare nella Parola di Dio, ma ci libera dall’ansia e dall’indignazione che minacciano di distruggerci. Parteggiare, scendere in trincea e assumere un atteggiamento bellicoso ruba la gioia e mina seriamente le virtù cristiane. Questo libro vi propone nove coppie di verità che rappresentano alcuni dei terreni di scontro su cui siamo più inclini a piantare una bandiera, a vedere la questione come un campo di battaglia dal quale solamente uno può uscire vincitore, sempre pronti a menar fendenti, individuando “l’altro” soltanto come un avversario da colpire. Abbraccia la tensione e crescerai nella virtù, ottenendo un’esperienza di vita cristiana più piena e completa.

Se, come me, ti senti spesso spinto a schierarti senza pensarci troppo, mettici il cuore. In un mondo contrassegnato da una crescente complessità, tutti noi desideriamo risposte semplici a domande difficili. Come me, probabilmente, senti molta pressione nel momento di scegliere la tua squadra, per essere questo o quello, ed è difficile resistere all’impulso generato dal branco. È difficile resistere all’impulso di schierarsi senza alcuno scarto, anche se spesso si risolve nell’assunzione di posizioni mortificanti e destabilizzanti. Eppure questo è parte integrante della questione. Ci vuole fermezza spirituale per affermare determinate dottrine con chiarezza, e un’assoluta onestà per tenerle in tensione quando le Scritture si orientano in questo modo. La coerenza è difficile, ma niente che valga veramente la pena di ottenere è facile da farsi.

Tutto ciò che è buono è impegnativo, e le virtù cristiane non fanno certamente eccezione. Ma, se prendiamo la Bibbia più seriamente, potremmo iniziare a essere conosciuti non per ciò cui siamo contrari, ma alla luce di una condotta virtuosa che risulterà amabile e attraente.


[1] Alle porte di Boston ha sede il MIT (Massachusetts Institute of Technology), una delle università più prestigiose al mondo. N.d.E.

[2] The Hidden Tribes of America (https://hiddentribes.us/pdf/hidden_ tribes_report.pdf, consultato il 4.02.20), p. 70.

Scopri di più nel libro
“Verità in Tensione”