Prendere sul serio le profezie - ADI-Media

Prendere sul serio le profezie

Sono sorte numerose speculazioni sulla data del rapimento della Chiesa, sull’identità dell’anticristo e sull’inizio della battaglia di Harmaghedon. Nel tentativo di dare un senso a tutto questo, proponiamo un semplice paradigma:

Fatti. Sono le proposizioni profetiche chiaramente enunciate. Cristo tornerà per i Suoi (Giovanni 14:13-17); quelli che sono credenti saranno rapiti (I Tessalonicesi 4:13-17); alla fine dei tempi ci sarà un tempo di grande avversità sulla terra (Matteo 24:21, 22); Cristo vincerà il conflitto finale (Apocalisse 19:11-21); Egli giudicherà i perduti (Apocalisse 20:11-15) e regnerà sulla terra e anche in cielo (Apocalisse 20-22). Questi sono fatti di cui la Bibbia parla in modo chiaro e specifico.

Interpretazioni. I fatti della profezia ci dicono soltanto fino a un certo punto, non di più. Inoltre, siamo avvertiti di non aggiungere o sottrarre nulla da quanto Dio ha rivelato nella Sua Parola profetica (Apocalisse 22:18, 19), nel senso che non dovremmo far dire alla Bibbia né più, né meno di quanto essa dica. Questa è la sfida che ciascun esegeta della Bibbia si trova di fronte. Le nostre ipotesi interpretative devono basarsi su una corretta esegesi delle Scritture. Se queste supposizioni sono corrette, condurranno a conclusioni valide; diversamente, produrranno ipotesi ridicole. Per esempio, questioni come la risurrezione del corpo, la durata del regno terreno di Cristo o l’effettiva natura del cielo dipendono tutte da valide interpretazioni del testo biblico.

Speculazioni. Queste sono le congetture calcolate basate su presupposti interpretativi. In molti casi potrebbero non avere una chiara base fattuale. Sono semplicemente ipotesi più o meno fondate. Tra queste, spesso trovano posto le ipotesi sul ruolo degli Stati Uniti d’America nella profezia della Bibbia, sull’identità dell’anticristo, sull’identità dei combattenti nelle guerre della fine dei tempi, sul marchio della bestia o se automobili e aeroplani si schianteranno da tutte le parti quando autisti e piloti cristiani saranno portati via al momento del rapimento. Il pericolo più grande quando si gestisce la profezia biblica è presumere che le nostre supposizioni siano vere e proclamarle come fatti.[1]

È giunto il momento in cui gli studiosi seri della profezia biblica siano chiari su ciò che è fatto, su ciò che è supposizione e su ciò che è speculazione. Per esempio, lo scoppio di una guerra in Medio Oriente non è necessariamente un segno che il conflitto sfocerà nell’Harmaghedon. Più nello specifico, consideriamo la profezia dei due testimoni di Apocalisse 11:3-13. I fatti biblici dicono che essi profetizzeranno a Gerusalemme (“dove anche il loro Signore è stato crocifisso”) per milleduecentosessanta giorni, saranno uccisi, saranno riportati in vita e rapiti in cielo. Le ipotesi interpretative si occupano della tempistica di questi eventi, dell’identità dei due testimoni, della natura della festa che seguirà la loro morte e della risposta alla domanda se risurrezione e rapimento saranno letterali o in senso figurato. Infine l’elenco delle speculazioni include il coinvolgimento delle trasmissioni satellitari per permettere alla gente in tutto il mondo di vedere i due testimoni giacere morti per strada per tre giorni e mezzo, mentre ovunque le persone festeggiano la loro dipartita e si mandano regali a vicenda.

Il punto non è riuscire ad avere la meglio durante una discussione: la cosa importante è riuscire a interpretare la profezia biblica in maniera appropriata. Nei nostri tentativi in tal senso dobbiamo distinguere chiaramente tra i fatti biblici, le supposizioni esegetiche e le nostre congetture personali, che esistono in tutte le posizioni profetiche. Il fatto più importante di tutti è che noi, che siamo in Cristo, abbiamo la speranza della vita eterna. Come ha detto l’apostolo Pietro: “Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, il quale nella sua grande misericordia ci ha fatti rinascere … a una speranza viva in vista di una eredità incorruttibile, immacolata e inalterabile, conservata nei cieli per voi … che sta per essere rivelata negli ultimi tempi” (I Pietro 1:3-5).

Prendere sul serio la profezia

Qualunque siano le preferenze escatologiche di ciascuno, noi cristiani evangelici prendiamo sul serio le profezie bibliche sulla fine dei tempi e sul ritorno di Cristo. Molti di noi credono che stiamo vivendo negli ultimi tempi, quando cioè il mondo precipiterà in una serie di guerre catastrofiche che scuoteranno il pianeta. Il fatto che crediamo che tali eventi accadranno non significa che vogliamo affrettarli, ma certamente prendiamo sul serio gli infausti avvertimenti delle Scritture. Nei secoli passati, quando i cristiani parlavano della fine del mondo, spesso la gente li derideva perché la distruzione di un intero pianeta sembrava inconcepibile. Oggi, invece, anche i secolaristi si rendono conto che una catastrofe di quella magnitudine è sicuramente possibile.[2]

In anni recenti perfino la comunità secolare si è accorta che ci stiamo dirigendo verso un potenziale disastro catastrofico “di proporzioni bibliche”.[3] Il riscaldamento globale, la crisi idrica, l’inquinamento delle falde acquifere e atmosferico, la distruzione dello strato protettivo di ozono, l’incremento massiccio della popolazione e la generale instabilità della crosta terrestre sono stati citati tra i problemi più gravi che potrebbero influenzare negativamente la vita futura su questo pianeta.

La Bibbia ci avverte che: “Ora quanto ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; perché voi stessi sapete molto bene che il giorno del Signore verrà come viene un ladro nella notte” (I Tessalonicesi 5:1, 2). Sarà un evento drammatico che coglierà il mondo impreparato. Il genere umano ha in più occasioni dimostrato in modo irrevocabile che questo mondo non potrà mai avere una pace permanente e duratura. Ogni sforzo umano in questa direzione è stato, nella migliore delle ipotesi, di breve durata e in ogni caso destinato a fallire. Nel tempo della fine, quando la posta in gioco sarà altissima, anche i maggiori tentativi mai compiuti di ottenere la pace finiranno nella più grande battaglia di tutti i tempi: Harmaghedon.

Andare agli estremi

Gli estremismi teologici sono generalmente causati da reazioni eccessive. Ad esempio: quando una persona, cresciuta in un certo contesto teologico, viene esposta a un altro punto di vista, reagisce con un completo cambiamento di paradigma andando verso la posizione opposta. Questo accade soprattutto nelle questioni legate all’escatologia. Immaginiamo, per esempio, di aver accettato la posizione pre-tribolazionista in maniera acritica. A un certo punto ci sentiamo messi in discussione da alcune domande per le quali non abbiamo una risposta immediata; così, altrettanto acriticamente e ingenuamente, passiamo alla posizione opposta.

Molte persone si comportano in questo modo: scambiano una posizione per un’altra senza prima aver condotto uno studio approfondito. Sono come quelli che cambiano comunità locale senza motivi apparenti, costoro non riescono a integrarsi nella nuova senza criticare la precedente per dare forza alla loro scelta.

Ogni posizione escatologica ha in sé degli elementi di verità, altrimenti nessuno l’appoggerebbe. I pre-tribolazionisti credono che Gesù potrebbe tornare in qualsiasi momento e vogliono essere pronti per quando Egli verrà. I mid- e i post-tribolazionisti credono che dobbiamo prepararci a soffrire per la nostra fede, prima che Egli torni. I post-millenaristi credono che, prima del ritorno di Cristo, noi dobbiamo servire il Re e diffondere il Suo regno. Gli a-millenaristi ci ricordano che l’escatologia ci indica soltanto il cielo come nostra destinazione finale.

Allo stesso tempo, però, ogni posizione escatologica può essere portata a estremi pericolosi. La preoccupazione pre-tribolazionista per il rapimento ha impedito ad alcuni di sviluppare l’interesse per il confronto con le realtà culturali del nostro tempo.[4] L’attenzione di mid- e post-tribolazionisti per l’inganno, ha portato altri a preoccuparsi dell’errore, trascurando l’anticipazione positiva della speranza del ritorno di Cristo.[5] Tra gli estremi dei post-millenaristi si annoverano: la teologia “dominionista” che cerca di istituire una nazione governata da cristiani e basata sulle affermazioni in stile “il regno di Dio qui e ora”. Tutto ciò ha condotto a promesse irrealistiche e ad aspettative di successo e prosperità.[6] Alcuni a-millenaristi, invece, sono talmente concentrati sulla spiritualità celeste da trascurare del tutto le questioni terrene.

Il pericolo non è rappresentato da queste posizioni in sé ma dagli estremi ai quali esse possono condurre. Ogni posizione escatologica tenta di confrontarsi con le realtà bibliche su Israele, sulla Chiesa, sul regno di Dio, sul ritorno di Cristo, sui giudizi, su inferno e paradiso. In relazioni alle questioni elencate, subentra anche quella del rapimento con le domande sul quando, come e il perché.

Esiste una speranza?

Sono trascorsi più di duemila anni da quando Gesù ha promesso: “… e quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò, e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi” (Giovanni 14:3). Nel corso delle successive generazioni della storia della Chiesa, i credenti si sono affidati a questa promessa. È quella che l’apostolo Paolo ha definito: “La beata speranza e l’apparizione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore, Cristo Gesù” (Tito 2:13).

I cristiani vedono dietro ai grandi eventi della storia umana un enorme conflitto spirituale con le potenze delle tenebre.[7] Dio è stato sicuramente all’opera nella storia dell’umanità, ma lo stesso si può dire per Satana. Il mondo ha avuto i propri santi e i propri peccatori, le sue Florence Nightingale e i suoi Adolf Hitler. I secolaristi vedono ogni cosa come conseguenza dell’attuazione del processo di selezione naturale. I cristiani, invece, credono in un Dio che è sovrano sul processo naturale. Il cristianesimo parte dal presupposto che Dio sia all’opera nella storia umana. Anzi insegna che Egli è già intervenuto in essa e continuerà a farlo in futuro.

Il secolarismo dell’epoca scorsa ha lasciato la cultura odierna alla deriva del relativismo, dell’egoismo e del materialismo. Nel frattempo, il percorso intellettuale della cultura postmoderna ha raggiunto un punto in cui non vuole affrontare senza Dio le conseguenze di un mondo secolare. Anziché volgersi a Lui, però, molti si stanno aggrappando a una sorta di misticismo scientifico che unisce trascendentalismo, psicologia interpersonale e globalismo.[8]

Il bisogno di una bussola morale ha portato l’umanità a manifestare interesse per la natura, gli animali e i diritti umani, ma a disinteressarsi della verità biblica oggettiva. In un simile ambiente, non stupisce che le generazioni più recenti non vogliano sobbarcarsi il duro lavoro di lottare con le affermazioni bibliche oggettive riguardanti il futuro.

Nel frattempo, la tempesta che si sta preparando all’orizzonte sembra sempre più minacciosa. Le tensioni politiche si aggravano, l’economia mondiale si fa sempre più instabile. Il tessuto sociale si sta sfibrando. Il nuovo orientamento delle nazioni del continente europeo fa sorgere molte domande sul futuro dell’Europa. La minaccia della Russia e i continui conflitti in Medio Oriente turbano tutti noi, poiché sono un promemoria della rapidità con cui la marcia verso Harmaghedon potrebbe avere inizio.

Il mondo occidentale, che continua ad allontanarsi dalle proprie radici bibliche, sta imboccando la stessa direzione presa da Israele durante l’era dei Giudici, quando “ognuno faceva quello che gli pareva meglio” (Giudici 21:25). La spirale discendente di Israele era cominciata con una serie di compromessi spirituali che, alla fine, hanno condotto a una corruzione morale sfociata in una catastrofe civile. Con il tempo, la struttura spirituale, morale e sociale di Israele si era disintegrata. I capitoli conclusivi del libro di Giudici (17-21) fanno da appendice ai precedenti e consentono al lettore di osservare i retroscena di ciò che non funzionava in quei giorni. Era un’epoca di tracollo spirituale e confusione morale, un’epoca che ha avuto come conseguenza finale una guerra civile. Il popolo, che Dio aveva promesso di benedire, era sul punto di estinguersi.

Non bisogna guardare lontano per vedere emergere un modello simile anche oggi. Basta soffermarsi sull’Europa e sull’America; in realtà sull’intero mondo civilizzato. La prosperità materiale, accelerata dalle tecnologie avanzate, ha spinto il nostro mondo a un punto di indipendenza tale che molti avvertono poco o per nulla il bisogno di Dio. I concetti biblici di verità e morale sono considerati fuori moda. Al Mohler ha osservato che la condanna di ciò che prima veniva celebrato e la celebrazione di quanto in passato era condannato, sono segnali della morte di una cultura.[9]

È il momento di essere seri

Il grande predicatore scozzese Duncan Campbell ha detto: “Ovunque, ma soprattutto tra le persone più attente, c’è la crescente convinzione che, a meno di un risveglio, scenderanno in campo altre forze che ci faranno sprofondare ulteriormente nel pantano dell’umanesimo e del materialismo”.[10] David Jeremiah poi aggiunge: “La buona notizia è che il risveglio è possibile, e la storia ce lo dimostra”.[11] Dopo aver tracciato la storia dei risvegli americani dei due secoli passati, egli invita i credenti di oggi a un risveglio nella preghiera e nella prassi. Tutto questo detto da un pre-tribolazionista che crede in un rapimento futuro ma non ha abbandonato l’interesse per il mondo attuale!

Le opinioni profetiche hanno sempre oscillato tra due estremi: uno trova adempimenti profetici praticamente in ogni evento contemporaneo, l’altro chiude cinicamente gli occhi a ogni loro possibile compimento. Noi crediamo che la chiave per interpretare opportunamente l’escatologia sia un equilibrio che eviti entrambi gli estremi. Congetturare eccessivamente e fissare o suggerire delle date sulla base di complicati calcoli matematici, sono posizioni che hanno sempre condotto a conclusioni sbagliate e anche ridicole, le quali spesso portano a rifiutare lo studio legittimo della profezia biblica.[12]

Allo stesso tempo, evitare lo studio della profezia biblica vuol dire evitare più del venticinque per cento del testo biblico. Complessivamente, nella Bibbia si trovano più di mille profezie, la metà delle quali si è già compiuta.[13] Questo ci fornisce un modello di predizione e compimento che può guidare i nostri tentativi di interpretare le predizioni che dovranno compiersi. Qualsiasi studio legittimo deve cominciare con uno studio delle Scritture stesse. In altre parole, lasciamo che la Bibbia parli per sé stessa!

L’apostolo Pietro ci ricorda che: “Nessuna profezia della Scrittura procede da un’interpretazione personale; poiché non è dalla volontà dell’uomo che venne mai alcuna profezia, ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perché sospinti dallo Spirito Santo” (II Pietro 1:20, 21). Se i loro messaggi sono stati ispirati da Dio, non osiamo non prestare attenzione agli avvertimenti e alle promesse in essi contenuti.


[1] Uno degli esempi più estremi di eccessiva speculazione profetica è J.R. Church, Hidden Prophecies in the Psalms, Prophecy Publications, Oklahoma City (OK), 1986. Costui ha trovato nel Salmo 17 la conquista di Gerusalemme per mano del generale britannico Allenby nel 1917; secondo lui i Salmi 39, 44 raccontano la storia dell’Olocausto del 1939-1944; il Salmo 48 prediceva la rinascita di Israele nel 1948.

[2] Confronta Ed Dobson e Ed Hindson, “Armageddon Theology. Preaching, Politics, and the End of the World”, in The Seduction of Power, Revell, Old Tappan (NJ) 1988, pp. 77-92.

[3] Si veda Jonathan Schell, Fate of the Earth, Stanford University, Redwood City (CA) 2000.

[4] Si veda Andreas Köstenberger, Darrell Bock e Josh Chatraw, Truth in a Culture of Doubt, B&H, Nashville (TN) 2014.

[5] Steven McAvoy, “Some Problems with Postribulationism” (http://www.pretrib.org/articles/view/some-problems-with-postribulationism).

[6] Si veda la discussione in Wayne House e Thomas Ice, Dominion Theology. Blessing or Curse?, Multnomah, Portland (OR) 1988.

[7] Questa preoccupazione è stata sottolineata graficamente in romanzi campioni di vendite come Frank Peretti, This Present Darkness, Crossway, Westchester (IL) 1986 e Tim LaHaye e Craig Parshall, Thunder of Heaven, Zondervan, Grand Rapids (MI) 2011.

[8] Si veda la discussione in W. H. Swatos, ed., Encyclopedia of Religion and Society, AltaMira Press, Walnut Creek (CA) 1998, p. 562.

[9] R. Albert Mohler Jr., “Biblical Theology and the Sexuality Crisis,” (http://www.albertmohler.com/2014/09/16/biblical-theology-and-the-sexuality-crisis/). Una preoccupazione simile è sollevata da David Jeremiah, “The Age of Anything Goes,” in Is This the End? cit., pp. 3-30.

[10] Duncan Campbell, Revival in the Hebrides, CreateSpace, Charleston (SC) 2016, p. 57.

[11] David Jeremiah, Is This the End? cit., p. 125.

[12] Richard Abanes, End-Time Visions, Four Walls Eight Windows, New York (NY) 1998, pp. 81-111, 209-54. Abanes indica diversi esempi, tra cui gli Avventisti (1844), i Testimoni di Geova (1914) e numerosi altri estremisti anche evangelici.

[13] Si veda Tim LaHaye e Ed Hindson (a cura di), Exploring Bible Prophecy from Genesis to Revelation, Harvest House, Eugene (OR) 2004.

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