Insegnare come Gesù - ADI-Media

Insegnare come Gesù

Se volessimo di esaminare ogni aspetto di Gesù in qualità d’insegnante, ci troveremmo di fronte a uno studio inesauribile. Si potrebbe fare un lungo elenco delle numerose caratteristiche del Suo insegnamento, ognuna delle quali meriterebbe un ulteriore approfondimento e un’analisi ancora più dettagliati. Tuttavia, per ragioni pratiche, in questa sezione ci si soffermerà soltanto sulle principali.

Gesù mostrò fiducia

Cristo ha dimostrato una grande fiducia nell’umanità, per meglio dire una grande fede nell’uomo, specialmente quando ha chiamato i Suoi discepoli e li ha preparati per la missione che avrebbe presto affidato loro. Di questa fiducia ne sono testimonianza anche le Sue parole e i Suoi insegnamenti rivolti a chiunque altro Lo ascoltasse. Gesù fu “molto lungimirante” nella scelta dei Suoi discepoli: come un artista vede già la sua opera nella tela bianca, e come uno scultore intravede la sua statua finita in un blocco grezzo di marmo, così il divino Maestro vedeva il potenziale futuro di ogni Suo allievo. Con passione ed entusiasmo, ha lavorato per far emergere il meglio da ogni Suo discepolo. Quando guardava Pietro, non vedeva soltanto l’uomo del momento, ma lo strumento che un giorno sarebbe diventato. Questa stessa visione si estendeva a tutti gli altri discepoli. Nel riconoscere la fede sincera di Natanaele. Gesù, gli disse: “… Ecco un vero israelita in cui non c’è frode … Tu vedrai cose maggiori di queste” (Giovanni 1:47, 50).

Cristo, il Maestro divino, ha anche mostrato grande fiducia negli uomini quando ha affidato loro compiti di massima importanza. E concluse il Suo ministerio terreno con la più assoluta certezza che i discepoli, chiamati e formati da Lui personalmente, avrebbero portato avanti la Sua opera.

Fede negli uomini! Quanti di voi servite il Signore nella Scuola Domenicale siete chiamati a nutrire questa fede nei confronti dei vostri allievi. Un buon insegnante cristiano vede il potenziale nei propri alunni e si aspetta da loro i migliori risultati, poiché la fiducia è un elemento indispensabile per insegnare loro.

Gesù usò parole semplici

Una delle caratteristiche più belle dell’insegnamento di Gesù fu la capacità di insegnare le verità più elevate con parole estremamente semplici. La Sua saggezza non era relegata su alti scaffali, riservata soltanto a persone con elevate doti intellettuali, e non aveva un prezzo che soltanto i ricchi potevano permettersi. La verità di Gesù era alla portata di tutti, anche i più umili e le persone meno colte potevano comprendere quello che insegnava.

Gesù non cercava di impressionare il popolo con ostentazioni di alti ragionamenti, e non aveva neppure l’ambizione di mostrarsi come un erudito. Ecco perché “… la folla numerosa lo ascoltava con piacere” (Marco 12:37). Desiderava, piuttosto, che tutti comprendessero le verità spirituali, mostrando così di possedere la migliore dote che un insegnante possa avere: la chiarezza. Gesù, ancora una volta, continua a essere il più grande esempio per ogni insegnante della Scuola Domenicale.

Gesù fu pratico nel Suo insegnamento

Gesù si distinse per il Suo modo positivo e costruttivo di comunicare, nel senso che, anche quando indicava ciò che non andava fatto, focalizzava sempre l’attenzione su quello che invece si doveva compiere. Questo Suo sapiente approccio portò a risultati tangibili nella vita dei Suoi discepoli, che quotidianamente si studiavano di somigliare al Maestro e che giunsero a tale livello di maturità da mettere in pratica quel che avevano appreso da Lui. Il Suo insegnamento coinvolgeva ogni aspetto della personalità umana e la trasformava integralmente, conferendo alla vita un nuovo e chiaro scopo. Questo differiva nettamente dai metodi dei maestri dell’epoca di Gesù, il cui insegnamento consisteva per lo più in una lunga lista di cose da “non fare …” o di comandi vuoti e formali del tipo “farai …”.

Il progetto didattico di Gesù andava ben oltre: il segreto del Suo insegnamento consisteva nella nuova nascita che Egli, a un tempo, richiedeva e offriva a tutti quelli che desideravano accettarlo. Insegnò, infatti, che quanti volevano seguirlo dovevano sperimentare una nuova qualità dell’essere interiore. Soltanto attraverso questa trasformazione sarebbero divenuti spiritualmente ricchi, talmente pieni della natura e della grazia divine, che da loro sarebbe sgorgata “acqua viva”.

Gesù sostenne il Suo insegnamento con la preghiera

Gesù ha dato un tocco speciale al Suo insegnamento con la preghiera. Poco prima dell’arresto e della crocifissione, pregò il Padre, dicendo: “Io prego per loro … per quelli che tu mi hai dato” (Giovanni 17:9). Il capitolo 17 del Vangelo di Giovanni ci offe una finestra aperta sul cuore, una mirabile intercessione che sgorgava dall’intimo e dalle labbra del Maestro. Gli insegnamenti di Gesù erano accompagnati dalla potenza e dalla fede nella preghiera, sempre rivolta agli altri; ma qui, in modo particolare, in favore dei Suoi discepoli, coloro che personalmente e con cura aveva istruito.

Gesù insegnò con pazienza e con un fine ben preciso

Gesù insegnò con una pazienza straordinaria, soprattutto quando si trattava dei Suoi discepoli, spesso lenti nell’apprendimento. Dapprima, non comprendevano gli insegnamenti del Maestro e li interpretavano traendo conclusioni affrettate. Pensavano a successi materiali, a un regno terreno e a riforme sociali, immaginando che la popolarità di Cristo avrebbe portato a tali risultati. Lentamente cominciarono a comprendere il vero scopo della Sua venuta. La pazienza di Gesù si rivelò straordinaria, perché aspettò con calma che i discepoli crescessero e maturassero spiritualmente. Con il passare del tempo, quell’attesa diede i suoi frutti e i discepoli colsero la profondità di quegli insegnamenti. In tal modo, Gesù sperimentò uno dei risultati più gratificanti per un insegnante cristiano: la risposta positiva dell’allievo. Vide che il Suo insegnamento aveva messo le radici nel loro cuore e si manifestava nella loro vita.

Gesù si adattò alle capacità dei Suoi ascoltatori

Gesù mostrò sempre una certa sensibilità alle attitudini e alle capacità intellettive dei Suoi ascoltatori. Il Suo approccio era flessibile: talvolta comunicava la verità in modo schietto, altre volte si serviva di parabole; ma, in ogni caso, prestava attenzione a chi aveva di fronte. Si preoccupava delle necessità spirituali e, alle volte, anche materiali dei Suoi ascoltatori. Aveva a cuore la crescita dei discepoli, il che Lo portava ad adattarsi dinamicamente al loro sviluppo, personalizzando di volta in volta il Suo insegnamento in base all’esperienza, alla capacità e alle caratteristiche di chi Lo ascoltava.

Gesù insegnò intensamente ma, nello stesso tempo, con calma e moderazione

A volte, il Signore Gesù mostrò la Sua indignazione; come quando, entrato nel tempio, scacciò energicamente i venditori e rovesciò le tavole dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe (vd. Matteo 21:12, 13). In alcune occasioni, usò espressioni forti come “sepolcri imbiancati” (vd. Matteo 23:27) e “ciechi, guide di ciechi” (Matteo 15:14). Una volta, perfino i Suoi parenti cercarono di allontanarlo dalla folla, pensando che fosse “fuori di sé” (vd. Marco 3:21). Nonostante queste dimostrazioni di giusta indignazione e la denuncia della menzogna, come nei casi appena citati, Gesù non entrò ma in contraddizione con la calma e la serenità che Lo caratterizzavano. Infatti, la Sua calma e la serenità di spirito lasciavano i Suoi nemici senza parole, al punto che “… nessuno poteva replicargli parola … nessuno ardì più interrogarlo” (Matteo 22:46).

Anche Pilato rimase meravigliato della Sua pacatezza durante il furioso accanimento da parte dei farisei e dei capi religiosi, che Lo accusavano di cose false e orribili. In ogni circostanza, Gesù mantenne sempre inalterata la Sua calma, dimostrando un forte controllo di sé.

Gesù amava

Un commentatore cristiano ha affermato che “la potenza più efficace di Gesù risedeva proprio nel Suo cuore”. L’amore che nutriva per i discepoli traspariva dai Suoi sguardi di tenerezza e comprensione che rivolse a Pietro, e si manifestava nel costante sacrificio per il loro bene e nelle ferventi preghiere che rivolse per loro al Padre. Non nascondeva i Suoi sentimenti; il Suo amore fu palese quando Gesù pianse per le sorti di Gerusalemme, o presso la tomba di Lazzaro.

Per il Signore Gesù, gli alunni erano più che semplici studenti, essi rappresentavano la Sua massima priorità. Era disposto a offrire tutto Sé stesso per loro, e lo dimostrò nell’accettare di morire in croce, confermando le Sue stesse parole: “Nessuno ha amore più grande che quello di dare la sua vita per i suoi amici” (Giovanni 15:13). L’amore è il vincolo che lega il monitore ai propri allievi e li spinge a impegnarsi per apprendere, la spinta a dare il meglio che si può per la persona cara.

Tratto dal libro “Il Compito d’Insegnare”