Se leggi ti liberi - ADI-Media

Se leggi ti liberi

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Il 1° maggio ha preso il via “il Maggio dei libri”, iniziativa promossa dal “Centro per il libro e la lettura” (Cepell), giunta alla sua quattordicesima edizione e caratterizzata quest’anno dal tema: “Se leggi ti lib(e)ri”. Questo slogan è stato declinato in tre suggestive variazioni: “Lib(e)ri di conoscere”, “Lib(e)ri di sognare” e “Lib(e)ri di creare”.

Accanto a questa campagna, si svolge un concorso dedicato a progetti di promozione della lettura, con i vincitori che saranno premiati a Roma durante l’evento “Più libri più liberi”. Il Cepell non si è limitato a questo, avendo coinvolto anche le scuole nell’iniziativa “Libriamoci”, che sembra giocare con le parole “liberazione” e “leggerezza”. Tuttavia, non mancano critiche, specialmente quando si pensa ai testi complessi spesso assegnati agli studenti, che poco sembrano avere a che fare con il concetto di “leggerezza”.

In ogni caso, il concetto che “leggere renda liberi” è spesso visto come un luogo comune, messo in discussione non soltanto dalle letture obbligatorie nel contesto scolastico, ma anche dalla storia stessa del termine. La lettura, se imposta come dovere o obbligo, può diventare un paradosso: l’obbligo stesso infrange la libertà che dovrebbe essere promossa.

Tra l’altro, è interessante notare come l’etimologia della parola “libro” non abbia alcuna correlazione con la libertà, seppure si presti nella sua assonanza tra “libro” e “libero”. La parola “libro”, infatti, deriva dal termine indoeuropeo *lap-, che significa “sbucciare”, con riferimento al processo di produzione del papiro da parte degli antichi che sbucciavano la pianta e poi ne battevano gli strati interni. Questo distacco etimologico si ritrova anche in altre lingue come l’inglese, il tedesco e il norvegese, dove le parole per “libro” e “libero” non condividono radici comuni, dimostrando che il legame tra lettura e libertà non è universale.

Questo ci porta a riflettere sulla vera essenza della lettura e sulle promesse di libertà che essa comporta. Leggere dovrebbe essere un’esperienza arricchente e liberatoria, un’occasione per esplorare nuovi mondi, idee e prospettive. Eppure, quando la lettura si riduce a un dovere, rischia di perdere quel senso di scoperta e piacere che può effettivamente liberare la mente e lo spirito. Basti leggere il Salmo 119 per vedere quanto la Parola di Dio porti vita, conforto, delizia, conoscenza, sapienza e salvezza!

Ebbene, mentre si celebra “il Maggio dei libri” (e ADI-Media lo fa proponendo degli sconti speciali ai suoi lettori, fino al 23) e si riflette sulla connessione tra “libro” e “libertà”, non possiamo non fare riferimento al “Libro dei libri” che ci rivela la verità divina attraverso la parola scritta e la Parola incarnata: Cristo Gesù.

Leggere la Bibbia significa conoscere il pensiero di Dio e la verità rivelataci attraverso il messaggio dell’Evangelo e nella persona divina di Gesù, il quale diceva ai Suoi interlocutori: “Se perseverate nella mia parola, siete veramente miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Giovanni 8:31, 32). In questa luce, è fondamentale riconoscere le potenzialità della lettura della Bibbia come strumento di liberazione. È essenziale, perciò, promuoverne la lettura in modo che questa scelta personale risulti una vera e propria fonte di diletto, di conoscenza e di autentica libertà.

Giorgio Botturi